15 Oct, 2025 - 21:38

Venezuela laboratorio della rinascita multipolare: la Cina sfida il nuovo imperialismo Usa

Venezuela laboratorio della rinascita multipolare: la Cina sfida il nuovo imperialismo Usa

Le operazioni militari degli Stati Uniti al largo delle coste venezuelane sono destinate a diventare un punto di svolta nel sistema internazionale. Nelle acque del Mar dei Caraibi, si intensifica una sfida che va ben oltre la retorica tradizionale e che segnala l’emergere di un mondo multipolare deciso a sottrarsi all’egemonia occidentale. Al centro della tensione, il Venezuela di Nicolas Maduro, sotto le crescenti pressioni di Washington.

Le operazioni militari degli Stati Uniti al largo del Venezuela

Alla fine dell'agosto 2025, l'amministrazione statunitense ha dato il via libera al dispiegamento di circa 4.500 militari nei Caraibi meridionali. La mossa di Washington fa parte di un impegno annunciato volto a combattere i cartelli della droga in America Latina.

In circa due mesi, il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato cinque attacchi mortali contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico. Dopo l’ultimo raid, Trump ha affermato che la nave colpita era "affiliata a un'organizzazione terroristica designata", senza specificare ufficialmente di quale gruppo si trattasse.

I recenti sviluppi al largo delle coste del Venezuela sono inequivocabili. Washington ha già respinto la proposta di mediazione di Maduro, mentre il regime venezuelano ha avviato la mobilitazione di milioni di miliziani. Caracas sostiene che la presenza militare degli Stati Uniti nei Caraibi rappresenti una minaccia volta a provocare un cambio di regime.

Il nuovo interventismo Usa

Il rafforzamento della presenza militare statunitense, con il dispiegamento di navi da guerra, potrebbe segnare il ritorno alla vecchia logica delle "zone di influenza".

Per ora, Washington insiste nel giustificare le proprie azioni con la lotta al narcotraffico negando che si tratti di una copertura per rafforzare la minaccia di un cambio di regime. Tuttavia, tali azioni potrebbero far parte di un tentativo indiretto degli Stati Uniti di colmare il proprio deficit strategico di fronte all’influenza cinese in Venezuela.

L’alba del multipolarismo

Mentre la situazione si fa sempre più instabile nei Caraibi, la Cina si dimostra un alleato determinato di Caracas. Il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, ha dichiarato che il suo paese "si oppone a qualsiasi ingerenza esterna negli affari interni del Venezuela".

Pechino difende la proclamazione dell’America Latina come "zona di pace" e la dichiarazione dei 33 paesi dell’America Latina e dei Caraibi per l’istituzione di una regione libera da armi nucleari.

La posizione cinese, sempre più appoggiata dai governi del Sud globale, riflette una solidarietà crescente contro le azioni che potrebbero minare la stabilità nella regione. La Cina consolida così la propria “diplomazia della pace”.

La cooperazione tra Venezuela e Cina nel 2025 rappresenta un partenariato strategico profondo e sfaccettato, che coinvolge centinaia progetti congiunti nei settori dell’energia, delle infrastrutture, della tecnologia, dell’agricoltura e della difesa. Tale collaborazione consolida il Venezuela come nodo chiave nella strategia cinese in America Latina e mira a superare l’isolamento imposto dall’Occidente.

In Venezuela, la mobilitazione delle Forze armate bolivariane e la dichiarazione di nuove zone di difesa mostrano come il paese si prepari ad un’eventuale escalation.

Il caso venezuelano si configura così come un banco di prova per il cambiamento dell’ordine mondiale verso il multipolarismo: una transizione in cui la Cina incarna una nuova architettura globale, fondata su relazioni orizzontali, cooperazione e investimenti, in contrapposizione al declino dell'egemonia americana.

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