16 Oct, 2025 - 10:38

Garlasco, Marchetto fa i nomi: "Ora capisco molte cose..."

Garlasco, Marchetto fa i nomi: "Ora capisco molte cose..."

In questo clima di epurazione e rivelazioni, l’ex maresciallo Francesco Marchetto, rimasto a lungo in silenzio, si sente ora libero di raccontare la sua verità senza sconti per nessuno. Le sue dichiarazioni, le prime di una lunga serie, non saranno solo un tassello in più, ma una possibile conferma che l’ombra del sistema corrotto non era un elemento estraneo, ma il motore occulto che ha, fin dalle prime indagini, guidato e distorto il caso sull’assassinio di Chiara Poggi.

Una trama che non ammette separazioni

È facile, arrivati a questo punto, essere tentati di scollegare l’omicidio di Chiara Poggi dalla dilagante ondata di scandali che sta investendo la Procura di Pavia e quella di Brescia in quell’operazione, ormai nota, denominata “Clean”, portata avanti dal procuratore Fabio Napoleone insieme al suo team. La corruzione di un “Sistema” così vasto potrebbe sembrare troppo grande per essere collegata a un singolo delitto. Eppure un’analisi attenta del cammino investigativo rivela una trama che non ammette separazioni.

Procedendo a ritroso, si incontrano passo dopo passo nomi noti e figure importanti che hanno agito indisturbate. Sono nomi che, con molta probabilità, hanno nascosto, mentito e manipolato affinché la narrazione del delitto prendesse fin da subito una piega radicalmente diversa da quella che la verità imponeva.

La verità svelata

L’ex maresciallo Marchetto rompe il silenzio e porta alla luce quelle “strane archiviazioni” del 2013 in Procura a Pavia, con l’allora procuratore Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari. Ci parla di presunti complotti e di “graffi fantasma” che lo avrebbero estromesso dall’Arma dei Carabinieri. La sua è un’accusa esplicita: quella di essere stato vittima di una vera e propria morsa concertata da figure chiave all’epoca dell’inchiesta.

Secondo il racconto di Marchetto, si sarebbe trattato di una serie di manovre che non avevano nulla a che fare con la correttezza istituzionale. Al centro di questo presunto complotto ci sarebbero stati nomi eccellenti: il colonnello Cassese, il maresciallo Pennini e l’avvocato Tizzoni.

300 giorni di malattia

L’ex maresciallo Marchetto sostiene che queste figure, agendo come complici e con interessi comuni, lo avrebbero intenzionalmente isolato, ostacolato e infine escluso dalle forze dell’ordine. “Stavo male, molto male – ci racconta a microfoni spenti Marchetto – ho fatto 300 giorni di malattia. Percepivo di essere con le spalle al muro, erano tutti contro di me, quasi tutti i colleghi mi hanno anche voltato le spalle quando ho chiesto aiuto.”

La sua verità non è solo una rivendicazione personale, ma getta un’ombra pesante sulle procedure e sulle alleanze che governavano l’indagine. L’ex maresciallo è pronto a denunciare come la sua onestà e il suo impegno nell’inchiesta sull’omicidio Poggi siano stati puniti, trasformandolo in una vittima collaterale di un sistema che non tollerava “voci fuori dal coro”.

La testimonianza di Marchetto, ora che il sistema di Pavia è sotto la lente d’ingrandimento, promette di diventare un tassello fondamentale per comprendere fino a che punto i destini personali fossero intrecciati con le dinamiche processuali più controverse del caso.

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