16 Oct, 2025 - 15:30

Le sanzioni Ue calpestano la sovranità nazionale: dietro le quinte del veto austriaco

Le sanzioni Ue calpestano la sovranità nazionale: dietro le quinte del veto austriaco

Il 19esimo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia, concepito come una stretta decisiva su Mosca per sostenere l’Ucraina, si è ritrovato bloccato a causa del veto di due Stati membri chiave: Austria e Slovacchia. Questa situazione mette Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, in una cornice politica estremamente delicata.

Le ragioni del veto slovacco e austriaco

Slovacchia e Austria sono i due paesi che stanno ostacolando un nuovo ciclo di sanzioni dell'Ue contro la Russia. 

Il premier slovacco, Robert Fico, ha giustificato il veto con la necessità di tutelare settori strategici come quello automobilistico e i rincari dell’energia. Secondo Fico, senza garanzie politiche vincolanti che proteggano l’economia slovacca non ci sarà via libera alle sanzioni.

Le posizioni slovacche però sono ampiamente considerate superabili.

L’Austria invece inserisce un elemento ancora più delicato che potrebbe far aprire una vera e propria “scatola di Pandora” per Bruxelles.

Vienna ha avanzato una richiesta per sbloccare le azioni di Rasperia Trading, azienda russa sottoposta a sanzioni, al fine di risarcire Raiffeisen Bank International (RBI), la seconda banca austriaca, dopo una sconfitta legale da 2,1 miliardi di euro pronunciata a Mosca all’inizio del 2025.

Tuttavia, la proposta viennese sembra non ricevere appoggio dagli altri membri dell’Unione Europea, alimentando il dibattito sul rischio che eventuali eccezioni possano aprire precedenti simili in futuro e che ciò potrebbe minare l’efficacia e l’uniformità delle sanzioni europee. Nonostante la questione sia complessa, l’Austria ha ribadito il suo impegno a sostegno dell’Ucraina.

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L'Austria è naturalmente impegnata a tutelare gli interessi delle aziende austriache a Bruxelles e anche a garantire che l'aggressore russo non si arricchisca doppiamente.

La questione bancaria: un nodo cruciale

Questa controversia legata alla Raiffeisen Bank rappresenta un ostacolo significativo per Ursula von der Leyen. La banca austriaca è stata tra le più colpite dalle restrizioni finanziarie imposte alla Russia e dalla crisi generata dal conflitto in Ucraina

L’istanza dell’Austria, che vuole tutelare le proprie imprese e il settore bancario, mette in difficoltà la Commissione che deve bilanciare la rigida applicazione delle sanzioni con la necessità di non spaccare l’unità dell’Unione.

Si teme che se Bruxelles dovesse accontentare Vienna, l’intero regime sanzionatorio potrebbe perdere forza aprendo la strada a richieste simili da parte di altri stati che potrebbero voler proteggere interessi nazionali a discapito della strategia comune. 

Per Ursula von der Leyen, questa è una prova difficile: deve conciliare la necessità di rimanere ferma sulle sanzioni con la gestione delle pressioni politiche e finanziarie di stati membri che considerano le proprie economie vulnerabili.

Il dilemma politico di Ursula von der Leyen

Von der Leyen si trova così davanti a una scelta non semplice: far valere la linea dura rischiando di spaccare l’unità dell’UE e rallentare il pacchetto sanzionatorio, oppure aprire la "scatola di Pandora" delle eccezioni, mettendo a repentaglio la coesione europea.

Il blocco di Austria e Slovacchia non è solo una questione energetica o industriale, ma una sfida politica che mette nuovamente in luce i limiti del metodo decisionale europeo, basato sull’unanimità.
Al momento, Bruxelles è impegnata a negoziare con Vienna e Bratislava per trovare un accordo che tenga insieme la fermezza sulle sanzioni e le garanzie economiche richieste.

L’ostacolo della questione bancaria resta il nodo più spinoso, poiché tocca direttamente gli interessi finanziari strategici di uno stato membro. Parallelamente, la guerra in Ucraina continua e la pressione sull’UE resta alta.

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