Maurizio Landini è finito al centro di una bufera mediatica dopo aver definito Giorgia Meloni “la cortigiana di Trump” durante la trasmissione diMartedì su La7.
Il segretario generale della CGIL, nel suo consueto stile diretto e polemico, ha voluto criticare il rapporto politico tra la premier italiana e il presidente americano Donald Trump, ma la scelta delle parole ha scatenato immediate accuse di sessismo e un acceso dibattito sul linguaggio nel discorso pubblico.
Nel corso della puntata di diMartedì, Landini ha attaccato Meloni per la sua posizione “troppo allineata” a Washington nel contesto delle relazioni internazionali, soprattutto dopo la firma del nuovo accordo di pace in Medio Oriente mediato dalla Casa Bianca.
“Cosa che non ha fatto la Meloni, che in realtà si è limitata a fare la cortigiana di Trump e non ha mosso un dito”, ha dichiarato il leader sindacale, lasciando di sasso il conduttore Giovanni Floris.
Floris, visibilmente imbarazzato, ha interrotto Landini invitandolo a chiarire l’uso del termine: “Cortigiana verrà ripreso perché è un termine sessista. Intende dire stare alla corte di Trump, sulla sua scia, senza incidere?”. Landini ha provato a correggersi, spiegando che intendeva proprio “stare alla corte”, quindi “seguire” o “assecondare” politicamente il leader americano.
#Landini ha detto che “#Meloni è la cortigiana di #Trump” in diretta tv su LA7.
— Filippo Tudisco (@TheTudo94) October 15, 2025
Questo va oltre lo squallido sessismo. IL SEGRETARIO DELLA CIGL HA APPENA DELLA PROSTITUTA ALLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E NESSUNO DICE NIENTE.
Ma a che livello di bassezza sono arrivati? pic.twitter.com/M1fIryCCfy
Il termine “cortigiana” ha un’origine storica ben precisa. Nell’antichità, indicava le donne che frequentavano le corti dei nobili, spesso colte, eleganti e influenti.
Tuttavia, dal periodo rinascimentale in poi, la parola ha assunto un significato completamente diverso: secondo i principali dizionari italiani, “cortigiana” è oggi sinonimo di prostituta di alto rango, quindi un termine dal chiaro contenuto denigratorio.
La confusione nasce probabilmente da un uso impreciso del linguaggio da parte di Landini, che ha poi tentato di ricondurre la parola a un’accezione letterale – “donna di corte” – ormai caduta in disuso nella semantica contemporanea.
Di fatto, nel linguaggio comune di oggi, dare della “cortigiana” a una donna equivale a insultarla, non a criticarne l’orientamento diplomatico.
La premier Giorgia Meloni non ha lasciato correre l’episodio. In un duro post sui social, ha replicato alle parole del segretario della CGIL con toni indignati: “Landini è obnubilato dal rancore. Non accetto insulti sessisti né da lui né da nessuno.” Il messaggio ha rapidamente fatto il giro dei media, raccogliendo la solidarietà di buona parte della politica di centrodestra e di molte figure femminili del panorama istituzionale.
Fratelli d’Italia ha parlato di “attacco indegno a una donna delle istituzioni”, mentre Matteo Salvini ha invitato Landini a chiedere scusa pubblicamente.
Dal fronte opposto, alcuni esponenti della sinistra hanno minimizzato l’accaduto, sostenendo che il leader sindacale si riferisse soltanto a una “metafora politica” e non a un’offesa personale.
Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, evidentemente obnubilato da un rancore montante (che comprendo), mi definisce in televisione una “cortigiana”.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 16, 2025
Penso che tutti conoscano il significato più comune attribuito a questa parola, ma, a beneficio di chi non lo… pic.twitter.com/JS51GN7Yn9
La reazione inesistente o tiepida del mondo progressista alle parole di Maurizio Landini è la più perfetta fotografia dell’ipocrisia politica italiana. Quando un uomo di sinistra insulta una donna di destra, improvvisamente il sessismo diventa “licenza poetica”.
Se invece fosse stato un esponente del centrodestra a pronunciare lo stesso termine verso una donna di sinistra, sarebbe scoppiato l’inferno mediatico: shit-storm delle femministe sui social, editoriali indignati e condanne ufficiali a reti unificate. Niente di nuovo, il solito doppiopesismo dei radical chic.