L'incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky del 17 ottobre 2025 segna un momento cruciale nel complicato scenario della guerra in Ucraina. La richiesta ucraina di missili Tomahawk a lungo raggio si è scontrata con il netto rifiuto del presidente americano, che privilegia la via diplomatica per evitare un’escalation pericolosa. Questo passo inatteso ha mandato in tilt le strategie europee, finora basate sul sostegno militare a Kiev e su una nuova strategia di difesa comune. Le posizioni ora evolvono verso un piano di pace, rivelando profonde contraddizioni all’interno dell’Occidente.
L'incontro tra il presidente americano, Donald Trump, e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, del 17 ottobre 2025, potrebbe avere ripercussioni inaspettate per Kiev.
A fine settembre, Zelensky ha chiesto a Trump i missili a lungo raggio Tomahawk, che secondo il leader ucraino sono lo strumento chiave per costringere il presidente russo, Vladimir Putin, al tavolo dei negoziati. Si tratta di missili da crociera con una gittata in grado di colpire obiettivi fino a 1.600-2.500 chilometri, quindi fino alla capitale russa, Mosca.
Sebbene Donald Trump non abbia chiuso immediatamente alla possibilità di dare il via libera, fin dall’inizio ha messo in guardia contro il rischio di escalation.
Mentre Zelensky ha insistito per avere il via libera all'invio, Mosca ha avvertito che una decisione positiva potrebbe portare ad un degrado nelle relazioni con Washington e a un’escalation militare.
Un colpo di scena è arrivato con la chiamata tra Putin e Trump del 16 ottobre, che ha annunciato un faccia a faccia tra i due leader. Il giorno dopo, Zelensky ha incontrato Trump. L'appuntamento è stato una delusione per il presidente ucraino, che non è riuscito a ottenere i Tomahawk, almeno per ora.
Il presidente americano, che ha appena concluso un fragile accordo di cessate il fuoco a Gaza, sembra dare la priorità alla diplomazia anche sul fronte della guerra in Ucraina.
Gli alleati europei dichiarano un sostegno saldo a Kiev e si organizzano per approvare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, oltre a utilizzare beni congelati russi per finanziare un mega prestito all'Ucraina. Parallelamente, l’Unione europea si prepara alla militarizzazione con un nuovo programma di difesa europeo: la "Defence Readiness Roadmap 2030".
Dopo il recente incontro tra Trump e Zelensky, sembra esserci un cambiamento nel sostegno statunitense, che ha portato anche ad una revisione delle posizioni dei leader europei.
Zelensky ha tenuto una chiamata con i leader europei dopo l’incontro con Trump. Il presidente americano punta ad evitare escalation, un chiaro segnale per gli alleati.
Mentre Washington privilegia una soluzione diplomatica tra Mosca e Kiev, gli alleati occidentali ora invocano un piano di pace. L’Europa sembra intenzionata a rivedere la propria strategia per presentarsi come un attore più indipendente e rafforzare il proprio ruolo sulla scena internazionale.
Secondo quanto riporta Axios, durante la chiamata di Zelensky con i leader europei, il premier britannico, Keir Starmer, avrebbe proposto di collaborare con Washington per elaborare un piano di pace per l'Ucraina, ispirato al piano di Trump per Gaza. Inoltre, il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, avrebbe proposto di riunire i consiglieri europei per la sicurezza nazionale per discutere ulteriormente il tema.
Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha invece affermato in un post su X:
President @ZelenskyyUa has the full support of Germany and our European friends on the path to peace. Following his meeting with President Trump, we have coordinated and will accompany the next steps. What Ukraine needs now is a peace plan.
— Bundeskanzler Friedrich Merz (@bundeskanzler) October 17, 2025
Si tratta di un'invocazione significativa, poiché non si parla di un piano di "vittoria" ma di "pace" segnando un cambiamento rilevante nelle posizioni.
Dopo l’apparente cambio di sostegno degli Stati Uniti a Kiev, gli europei sembrano ora invocare con forza un piano di pace, mentre Washington privilegia la diplomazia e vuole evitare una escalation.
Tuttavia, questo non significa un disimpegno o una riduzione della militarizzazione: l’Unione europea continua a concentrarsi sul proprio percorso di difesa condivisa, evidenziando che il loro obiettivo principale resta la preparazione militare e la sicurezza comune.
L’Europa si trova quindi nel mezzo tra la necessità di sostenere Kiev e la realtà della sua limitata capacità militare e politica e rischia di trovarsi "bloccata" senza una strategia chiara di uscita.