Si chiamano Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini i tre ultras fermati con l'accusa di omicidio volontario per la morte di Raffaele Marianella, l'autista del pullman dei tifosi del Pistoia Basket 2000 colpito e ucciso da un mattone lanciato durante un agguato lungo la superstrada Rieti-Terni, la scorsa domenica sera.
La tragedia è avvenuta all'altezza dello svincolo di Contigliano, dove il mezzo - con a bordo circa 45 persone - è stato preso d'assalto da un gruppo di tifosi reatini dopo la partita di Serie A2 tra Sebastiani Rieti e Pistoia Basket, vinta dai toscani. Oltre ai fermati, un quarto ultrà risulta indagato per favoreggiamento.
I tre ultras fermati appartengono alla Curva Terminillo, la più radicale della tifoseria della Sebastiani Basket Rieti. Fortuna e Pellecchia hanno rispettivamente 31 e 53 anni e, oltre ad essere volti noti negli ambienti ultras locali, sono considerati vicini all'estrema destra.
Fortuna, in particolare, è uno capi della curva. Sui suoi profili social non mancano post e immagini inneggianti a Benito Mussolini e riferimenti al movimento CasaPound e all'associazione neofascista "La Roccaforte", di cui farebbe parte anche Barberini, tifoso storico della Sebastiani.
Secondo gli inquirenti, sarebbero stati tra i promotori della spedizione punitiva scattata dopo la partita, coordinando i tifosi e incitandoli a lanciare pietre e mattoni contro il bus dei pistoiesi, causando la morte dell'autista Raffaele Marianella. Con loro c'era Kevin Pellecchia, 20 anni, diplomato presso un istituto tecnico per servizi agricoli e con un lavoro in un vivaio.
Secondo quanto ricostruito finora dagli investigatori, la tensione tra le due tifoserie si sarebbe fatta palpabile già durante la partita, disputata al PalaSojourner. Per questo, dopo la vittoria del Pistoia Basket, la polizia avrebbe scortato il pullman con i supporter toscani fino allo svincolo della superstrada.
Pochi minuti dopo, l'agguato: tre automobili con a bordo tifosi reatini avrebbero anticipato la sua corsa, fermandosi sul ciglio della strada. Poi, approfittando di un suo momento di rallentamento, lo avrebbero preso di mira, lanciando sassi, mattoni e altri oggetti contundenti contro il parabrezza e i finestrini.
Uno dei mattoni ha infranto il vetro anteriore del bus, centrando in pieno Marianella, che si trovava sul sedile del conducente. L'uomo, 65 anni, raggiunto al volto e al collo, ha riportato una lesione grave alla carotide. Intanto, il collega, sotto shock, ha arrestato il mezzo, mettendo in sicurezza i passeggeri.
I soccorsi sono arrivati immediatamente, ma per l'autista non c'è stato nulla da fare. Gli ultras, intanto, si erano dati alla fuga: solo lunedì sera - dopo una serie di accertamenti - gli inquirenti li hanno rintracciati, fermati e portati in carcere con l'accusa di omicidio volontario in concorso.
L'omicidio di Marianella ha profondamente scosso il mondo dello sport. La Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) ha deciso che, fino al termine delle indagini, le partite casalinghe della Sebastiani Rieti si giocheranno a porte chiuse, senza pubblico. Un provvedimento necessario, secondo i vertici, per "ristabilire un clima di sicurezza e rispetto".
Anche la politica ha espresso unanime condanna. Facendo eco alla premier Giorgia Meloni, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha definito i fermati "teppisti in cerca di violenza". Mentre il ministro dello Sport Andrea Abodi ha dichiarato: "La sport è vita, e questi criminali sono lontani anni luce dai suoi valori".
Il sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi, e la presidente della Provincia, Roberta Cuneo, hanno diffuso una nota congiunta, parlando di "episodio di una gravità inaudita". "L'intera comunità reatina - si legge nel comunicato - è profondamente sconvolta. La Città di Rieti si costituirà parte civile nel procedimento".
Stessa decisione è arrivata da parte della RSR Sebastiani Rieti, che nelle scorse ore ha fatto sapere che "si costituirà parte civile nei confronti dei presunti responsabili". "Troppo grande - scrivono - il danno arrecato al club in termini economici e di immagine".
Prosegue intanto l'inchiesta coordinata dal procuratore capo di Rieti Paolo Auriemma. Fondamentali - per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto e chiarire chi abbia materialmente scagliato il mattone incriminato - saranno i risultati dei rilievi eseguiti sui reperti sequestrati e l'analisi dei dispositivi dei fermati.