L’Unione europea ha approvato lo stop graduale al gas russo ma l’Ungheria non ci sta. Dietro le tensioni energetiche di Bruxelles si nasconde un confronto più ampio.
I ministri dell'Energia dell'Unione europea, riuniti a Lussemburgo, hanno concordato il 20 ottobre 2025 di eliminare gradualmente le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia.
Era richiesto il sostegno di una “maggioranza qualificata” degli Stati membri dell’UE, pari ad almeno il 55 per cento, il che significa che l’opposizione di uno o due paesi, come Slovacchia e Ungheria, non sarebbe stata sufficiente a fermare l’approvazione del piano.
La misura è ora in attesa del via libera definitivo da parte del Parlamento europeo, da cui ci si aspetta un sostegno favorevole.
I membri del blocco, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, avevano già ridotto l'acquisto di gas russo. Secondo i nuovi piani, entro la fine del 2027 le restanti importazioni verranno abbandonate.
Nel più specifico, le nuove misure approvate prevedono anche un divieto totale per la firma di nuovi contratti a partire dall'1 gennaio 2026 e la cessazione di quelli esistenti entro il 2028.
L’Ungheria, al pari della Slovacchia, ha opposto resistenza alle decisioni europee di fermare le importazioni di gas russo. Nonostante ciò, la maggioranza qualificata dei paesi membri dell’Unione ha approvato le nuove misure. Budapest, tuttavia, ha minacciato azioni legali contro questa decisione, sostenendo che viola i contratti a lungo termine già firmati con la Russia e mette a rischio la sicurezza energetica nazionale.
Mentre l’Unione europea accelera per ridurre al massimo la dipendenza energetica da Mosca, l'Ungheria potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia dell’Ue per contestare la misura, chiedendo deroghe o ritardi nell’attuazione, e intensificando la diplomazia per trovare soluzioni che tutelino i propri interessi specifici.
"Il vero impatto di questa regolamentazione è che la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico in Ungheria verrà compromessa", ha dichiarato ai giornalisti il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto.
With RePowerEU, our safe energy supply is being killed. They call it diversification, but in reality, it cuts one of our vital oil routes. @EU_Commission completely ignores that this regulation destroys the energy security of EU Member States. Energy should not be about politics! pic.twitter.com/dI7JC1rKXZ
— Péter Szijjártó (@FM_Szijjarto) October 20, 2025
Mentre molti paesi hanno ridotto notevolmente la loro dipendenza energetica dalla Russia, altri come Slovacchia e Ungheria continuano a dipendere fortemente da gas e petrolio russi.
La forte dipendenza energetica di Budapest dalla Russia nasce da un intreccio di obblighi contrattuali, limitazioni infrastrutturali e interessi economici interni. Inoltre, Budapest ha un contratto per l’importazione di gas russo attivo fino al 2036.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha più volte criticato l’Europa per continuare ad acquistare petrolio e gas dalla Russia, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni occidentali.
Trump ha spinto con forza affinché l’Europa interrompa queste importazioni, per non finanziare ulteriormente Mosca. Il leader americano ha anche suggerito di sostituire le forniture russe con il GNL statunitense, anche se più costoso.
A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, nel settembre 2025, Trump e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si sono incontrati per quello che von der Leyen ha definito un “proficuo colloquio”. L'accento è stato posto sulle "scelte energetiche" dell'Ue. “Entro il 2027, l’Europa avrà voltato definitivamente pagina sui combustibili fossili russi”, ha promesso von der Leyen.
La Commissione europea ha infatti accelerato le sue iniziative per lo stop al gas russo. Da un certo punto di vista, l'Ue ha così soddisfatto le richieste di Trump, dimostrando ancora una volta la fedeltà alla linea dettata da Washington, anche a costo di scontentare alcuni stati membri.