22 Oct, 2025 - 10:07

Garlasco, dopo l'ex pompiere spunta un altro testimone: lo scontrino del parcheggio di Sempio è falso?

Garlasco, dopo l'ex pompiere spunta un altro testimone: lo scontrino del parcheggio di Sempio è falso?

C’è una possibile svolta nelle indagini riguardanti l’omicidio di Chiara Poggi: secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, un testimone si sarebbe presentato spontaneamente dai carabinieri di via Moscova, a Milano, mettendo in discussione il famoso scontrino del parcheggio di piazza Sant'Ambrogio, a Vigevano, pagato il 13 agosto 2007 alle 10.18, e presentato da Andrea Sempio - oggi indagato per la terza volta - per dimostrare che la mattina dell'omicidio non si trovava a Garlasco.

La storia dello scontrino del parcheggio presentato da Sempio

Il ticket è stato per anni uno degli elementi a sostegno della difesa di Sempio, che nell'ottobre 2008 - quando fu ascoltato per la seconda volta insieme ad altri amici del fratello della vittima, Marco Poggi - lo consegnò ai carabinieri sostenendo di aver trascorso la mattina del delitto a Vigevano.

Secondo la sua versione, e quella dei suoi genitori, quel giorno, in pratica, egli avrebbe aspettato che la madre rientrasse, per recarsi, con l'auto di famiglia, in una libreria (che però trovò chiusa). Come avrebbe dovuto dimostrare, appunto, il fatto che pagò un parcheggio in piazza Sant'Ambrogio.

Sul biglietto, delle 10.18 - valido per un'ora - non ci sono però numeri di targhe o altri elementi identificativi. Per questo, la Procura di Pavia - tornata a indagare sull'omicidio a partire da una consulenza che ha attribuito il Dna rinvenuto sui margini ungueali della vittima proprio a Sempio - aveva ipotizzato che potesse essere "falso".

A destare sospetti, la modalità di consegna dello scontrino, avvenuta durante l'interrogatorio senza interruzioni formali nel verbale, e quella del ritrovamento: Sempio sosteneva, infatti, che i genitori lo avessero ritrovato per caso in macchina, decidendo di conservarlo "a futura memoria".

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Ne abbiamo cannata una - diceva al padre in un'intercettazione ambientale - Io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, e tu hai detto che l'abbiamo ritrovato prima.

Le incongruenze emerse e il nuovo testimone: si tratta di un falso alibi?

In questi mesi, l'"alibi" fornitogli dal ticket è stato più volte messo in discussione. Soprattutto dopo l'audizione, da parte degli inquirenti, di un ex vigile del fuoco di Vigevano. 

Le sue dichiarazioni sono ancora secretate, ma secondo indiscrezioni l'uomo avrebbe fornito dettagli importanti, facendo intendere di aver aiutato la famiglia Sempio a procurarsi lo scontrino. 

Convocata per un interrogatorio in merito, la madre dell'indagato, Daniela Ferrari, considerata "una sua amica", aveva accusato un malore. Che fosse semplicemente spaventata? 

Ci sono state poi le parole rilasciate da Roberto Freddi, amico di Sempio, sullo scontrino "come indizio". E quelle di Fabrizio Gallo, legale dell'ex difensore di Sempio Massimo Lovati, che a "Ignoto X" ha dichiarato:

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Se (Sempio, ndr) continua a usare quello scontrino, va contro un muro: lo scontrino è falso.

Infine, c'è il nuovo testimone: un uomo che si sarebbe presentato spontaneamente nella caserma di via Moscova, a Milano, per far sapere che quel ticket non sarebbe di Sempio.  

Le implicazioni dell'inchiesta: omissioni e corruzione

Mentre le indagini sull'omicidio vanno avanti, prosegue anche l'inchiesta della Procura di Brescia sull'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari per presunte irregolarità nell'archiviazione della posizione di Sempio nel 2017.

Il sospetto degli inquirenti è che il magistrato possa essere stato corrotto, ricevendo del denaro in cambio della richiesta di chiusura delle indagini. E che Sempio, in particolare, possa aver avuto "contatti opachi" con i due carabinieri Giuseppe Spoto e Silvio Sapone.

Acquisendo informazioni cruciali prima di essere interrogato. L'uomo si è dichiarato finora innocente (come Venditti e i due ex ufficiali). Ma le discrepanze emerse finora potrebbero nascondere qualcosa su cui il procuratore Fabio Napoleone sembra intenzionato a fare luce. Alberto Stasi, unico condannato per il delitto, resta intanto in carcere. 

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