Dopo averci regalato i casi clamorosi di Aboubakar Soumahoro e di Ilaria Salis, AVS (Alleanza Verdi Sinistra) decide di superarsi, lanciando nella mischia campana una candidata capace di far discutere ancor prima di sedersi a un qualsiasi tavolo istituzionale: Souzan Fatayer. Perché l’originalità, si sa, non basta mai e quando si può scatenare una nuova polemica, la sinistra non si tira mai indietro.
La marcia trionfale parte da lontano: Salis, l’attivista “liberata” dalle manette ungheresi grazie alla magica immunità del Parlamento europeo, e prima ancora Soumahoro, eroe delle battaglie per i migranti tra stivali e scivoloni familiari. In questo campionato della rappresentazione (e rappresentanza) minoritaria, AVS cala un altro asso, con un'annunciata tempesta inclusa nel pacchetto.
Ovviamente, la presentazione di Fatayer – “palestinese napoletana, impegnata per Gaza e i diritti” – fa subito notizia, con i media che preparano titoloni e le trincee della polemica che si riempiono ancora prima della prima dichiarazione ufficiale.
Ma questa volta, la miccia è un’esplosione social: un post condiviso su Facebook dalla candidata, dove si leggeva, a commento di un discorso drammatico di un ex ambasciatore israeliano, la frase “Le parole di questo ebreo fanno rimpiangere l’incompleta missione di Hitler”.
Avete letto bene: la solita sobrietà social che fa impazzire commentatori e oppositori, e che di certo non poteva sfuggire ai radar del quotidiano “Il Tempo”, sempre ben regolati sulle polemiche fresche di giornata.
Boom! Ecco servita la bufera: la comunità ebraica italiana insorge, numerosi esponenti del centrodestra gridano allo scandalo e la domanda è una sola – è possibile che nel 2025 si condividano certi contenuti e si pensi ancora di rappresentare la Campania (e l’Italia)?
Le reazioni non tardano: Mentana chiede a Bonelli e Fratoianni spiegazioni pubbliche sulle scelte del partito; il Museo della Brigata Ebraica, per bocca di Davide Romano, parla di “sfregio” ai valori della Resistenza e della Costituzione; da Fratelli d’Italia a Lega passando per i renziani, il coro è uno solo: “Candidatura da ritirare subito”.
Ma la politica, si sa, vive di “giustificazioni creative”. E allora ecco la difesa a tappeto della candidata: “Non lo avevo letto, mi è sfuggita la didascalia, spesso Facebook nasconde le caption” – una scusa che si candida a diventare tormentone, almeno fino al prossimo post galeotto.
A sostenerla, tra gli altri, Peppe De Cristofaro di AVS, che bolla il tutto come fake news diffusa ad arte dal centrodestra – perché la colpa, in Italia, è sempre del centrodestra, anche quando si condividono frasi antisemite.
Ai vertici di AVS tentennano: Bonelli e Fratoianni, custodi di tutte le battaglie progressiste, per ora prendono tempo, sperando forse che la bufera passi come tutte le mode su Twitter (e Facebook, per chi ci crede ancora).
Non si può non prendere atto del fatto che, dopo il caso Soumahoro (archiviato con velocità record dopo le inchieste sulle coop di famiglia), e la parabola martirica di Ilaria Salis, l'ultima trovata del duo Bonelli-Fratoianni sia davvero un colpo di genio.
Cavalcare l'onda della mobilitazione per Gaza e delle piazze proPal, era un'occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. E per sfruttarla al meglio, si è andati a pescare uno dei personaggi più radicali in assoluto in questo contesto.
La strategia appare evidente: meglio una candidatura divisiva, ma dal sicuro ritorno mediatico ed elettorale, piuttosto che qualcuno capace di passare inosservato. L’importante è che se ne parli, anche male.