Un pasticcio comunicativo e politico, prima ancora che fiscale.
La proposta di aumentare la tassazione sugli affitti brevi – contenuta nella bozza della Legge di Bilancio 2026 – ha scatenato non solo un terremoto interno alla maggioranza, ma ha causato un danno d’immagine pesantissimo per il governo Meloni, accusato ora di voler colpire la proprietà privata con una misura più vicina alla sinistra radicale che alla tradizione del centrodestra.
Una norma che, prima ancora di essere approvata, è già diventata un boomerang. A rendere tutto ancora più paradossale, ci si è messa anche Ilaria Salis.
L’europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra – attivista per il diritto alla casa, storicamente agli antipodi rispetto alla destra – ha elogiato la proposta, dichiarando di essere d’accordo con l’aumento della cedolare secca dal 21% al 26% per gli affitti brevi.
Uno scenario surreale: la sinistra che applaude e il centrodestra che si divide, si imbarazza e cerca di prendere le distanze da se stesso.
La misura quasi certamente non vedrà mai la luce, perché non piace a nessuno nel centrodestra e perché, fatto ancora più grave, non si è capito bene chi l’abbia davvero voluta, chi l’abbia scritta e, soprattutto, chi abbia autorizzato che finisse nero su bianco in una bozza ufficiale della Legge di Bilancio 2026.
Un vero e proprio caso politico che imbarazza e mette a nudo le frizioni interne alla maggioranza. Il testo, infatti, è stato approvato in Consiglio dei Ministri, eppure nessuno dei principali leader del centrodestra oggi vuole intestarsi la paternità della norma.
È la classica “manina”? Un’iniziativa tecnica sfuggita al vaglio politico? Oppure un esperimento maldestro, inserito scientemente per “vedere l’effetto che fa”? Qualunque sia la risposta, il risultato è stato devastante: un autogol in piena regola, che ha portato la sinistra ad applaudire e il centrodestra a cercare, in ritardo, di dissociarsi in blocco.
La scelta – o lo scivolone – di fare cassa sulla prima casa degli italiani è infatti in aperto contrasto con l’identità storica della coalizione, fondata sulla tutela della proprietà individuale e sull’incentivo all’iniziativa privata.
Al contrario, la norma sembra sposare in pieno la logica redistributiva cara alla sinistra, secondo cui tassare gli affitti brevi servirebbe a limitare la speculazione e a favorire l’accesso alla casa come diritto sociale.
Chi l’avrebbe detto che un giorno Ilaria Salis si sarebbe detta d’accordo con una misura proposta dal governo Meloni? Ebbene quel giorno è arrivato.
Nelle scorse ore l’europarlamentare di Avs, attivista dei movimenti per il diritto alla casa (impegno per la quale è stata spesso criticata e attaccata dal centrodestra) ha pubblicato sui suoi canali social un post in cui afferma di essere d’accordo con la proposta di aumentare la tassazione sugli affitti brevi per le prime case, portando la cedolare secca dal 21% al 26%.
Una proposta contenuta nella bozza della Legge di Bilancio 2026 approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri e che ha suscitato velenose polemiche soprattutto nel centrodestra.
Ha scritto Ilaria Salis la cui posizione non desta sorpresa a differenza di quella del governo.
Ha concluso l’esponente di Avs.
Giusto tassare di più gli #AffittiBrevi: la loro proliferazione sta rendendo le nostre città sempre più invivibili e le case inaccessibili.
— Ilaria Salis (@SalisIlaria) October 21, 2025
La politica deve incentivare gli affitti a lungo termine e a canone concordato, non la speculazione turistica che droga il mercato…
Un post che è destinato ad alimentare ulteriormente le polemiche nel centrodestra dove la misura non sembra piacere a nessuno.
Un pasticcio che sta causando grande imbarazzo anche perché non si comprende chi possa aver deciso di inserire la stangata sugli immobili nella Legge di Bilancio.
Nelle scorse ore i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno detto chiaramente che non avrebbero votato nessun aumento delle tasse sulla casa, da qui la domanda legittima: allora perché hanno approvato la bozza della manovra presentata in Cdm?
In ogni caso la norma è destinata a sparire dalla manovra.
Ha commentato lapidario Matteo Salvini a margine dell’intervento della presidente del Consiglio oggi alle Camere.
ha dichiarato, invece, il capogruppo di Forza Italia alla Camera Raffaele Nevi.
Ha chiarito, infine, il senatore azzurro Maurizio Gasparri.
La norma, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbe essere stata cancellata dal testo definitivo. Quello che non si cancella, tuttavia, è il danno d’immagine per il governo da molti accusato di voler mettere le mani sulle case degli italiani.