Dopo settimane di silenzio, Andrea Sempio, indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, è tornato a parlare davanti alle telecamere del programma Rai Chi l'ha visto?. Nell'intervista, andata in onda il 22 ottobre 2025, il 37enne ha ribadito la sua innocenza, rispondendo punto per punto ai principali nodi dell'inchiesta: dallo scontrino del parcheggio di Vigevano al rapporto con i suoi avvocati, fino alle accuse di corruzione rivolte all'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, stesso magistrato che nel 2017 chiese al gip di archiviare la sua posizione. Ecco cosa ha detto.
La prima parte dell'intervista ha riguardato lo scontrino del parcheggio di Vigevano, consegnato da Sempio nel 2008 come prova del suo "alibi" per la mattina del delitto, oggi messo in discussione da un nuovo testimone, secondo cui, pare, quel ticket non sarebbe dell'indagato.
Secondo Sempio, "sarebbe stato meglio se la questione avesse destato interesse in quel momento, quando sarebbe stato possibile, forse, verificare le telecamere di sorveglianza in piazza Sant'Ambrogio". Il punto, infatti, è che lo scontrino è anonimo.
Oltre a riportare la data di inizio della sosta - le 10.18 del 13 agosto 2007 - non contiene numeri di targhe o altri elementi univoci. Una circostanza che, unita all'analisi delle celle agganciate dal telefono di Sempio, ha portato a sospettare della sua ricostruzione.
Dai tabulati, infatti, sembrerebbe che sia rimasto a Garlasco.
ha sottolineato.
Rispondendo alle domande del giornalista Vittorio Romano, Sempio ha poi dedicato spazio ai rapporti con l'ex legale Massimo Lovati, che dal 2017 fino a pochi giorni fa lo ha difeso. "Ho ancora grande stima e affetto per lui, ma credo gli sia scivolata un po' la mano dal punto di vista mediatico", ha detto.
Confermando poi che la sua famiglia avrebbe consegnato agli avvocati, incluso Lovati, circa 30-35 mila euro per la sua difesa.
Riguardo all'ipotesi di una corruzione del magistrato Mario Venditti in cambio dell'archiviazione, Sempio ha aggiunto:
Sulla questione, Sempio ha affermato di aver chiesto spiegazioni a Lovati. "Mi ha garantito che sotto non c'è nulla", sostiene.
Nell'ultima parte dell'intervista, l'indagato ha affrontato altri punti delicati: il presunto Dna rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi - che, secondo l'accusa, sarebbe riconducibile a lui - le voci sui presunti video intimi trovati sul computer della vittima e il movente.
le sue parole. Sull'idea di un movente legato a una possibile infatuazione, ha invece ribadito:
Infine, Sempio si è concentrato sull'ipotesi di un collegamento tra quanto accaduto a Chiara e i presunti festini a luci rosse organizzati al Santuario della Bozzola (da sempre negati dalla Congregazione della Sacra Famiglia). "Mi sembrano suggestioni - ha detto - E io, comunque, non ho mai frequentato chiese o oratori".
In chiusura, il 37enne si è definito cone "un soldato in trincea". "Devi stare lì, aspettarti di tutto, e sperare che passi".