23 Oct, 2025 - 16:40

Terza guerra mondiale, in Italia verrà reintrodotta la leva militare? Conte ha messo Meloni spalle al muro

Terza guerra mondiale, in Italia verrà reintrodotta la leva militare? Conte ha messo Meloni spalle al muro

La possibilità che in Italia venga reintrodotta la leva militare obbligatoria è tornata a tenere banco nel dibattito politico dopo un'uscita polemica avvenuta ieri in parlamento del leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte nei confronti della premier Giorgia Meloni.

Il leader pentastellato, a un certo punto, ha rivolto al presidente del Consiglio una domanda provocatoria, insinuando che il governo stia considerando una scelta simile a quella della Germania: ovvero la reintroduzione della leva militare obbligatoria.

Proprio quest'episodio ha riacceso la discussione su un tema che in Italia è sospeso ormai da quasi vent'anni, ma che ora, con le gravi crisi geopolitiche che si vivono anche in Europa, torna prepotentemente in auge.

Conte ha voluto sapere da Meloni se gli italiani saranno richiamati alla leva militare

La miccia, quindi, è stata accesa nell'aula della Camera dei Deputati durante un acceso confronto tra Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, e Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio.

Conte ha rivolto alla premier la domanda diretta:

virgolette
Farete come la Germania, reintrodurrete la leva obbligatoria?

L'insinuazione faceva riferimento alla recente scelta di Berlino di tornare ad attivare la coscrizione per fronteggiare nuove esigenze di sicurezza.

L'intervento di Conte non è stato un semplice attacco politico ma anche uno strumento per mettere in luce le preoccupazioni del suo partito circa la direzione che sta prendendo il governo in termini di politica militare e di difesa.

Meloni, da parte sua, ha replicato come ha potuto. Sul punto della leva non ha fornito spiegazioni.

Ha fatto ricorso alla sua proverbiale fermezza solo quando ha ribadito la linea del governo di sostenere l'Ucraina, anche se non è prevista alcuna spedizione di nostri soldati. Almeno per ora.

Da quanto tempo la leva non è più obbligatoria, chi e perché ha cambiato la legge

In Italia, la leva militare obbligatoria è stata sospesa formalmente a partire dal 1° gennaio 2005 con l'entrata in vigore della legge 226 del 23 agosto 2004 conosciuta come Legge Martino.

Questa normativa ha segnato il passaggio da un esercito di coscritti a uno interamente professionale, consentendo così alle Forze Armate di puntare su militari volontari e specializzati.

Fatto sta che la sospensione non significa però abolizione definitiva: la Costituzione italiana all'articolo 52 specifica che il servizio militare è obbligatorio "nei limiti e modi stabiliti dalla legge".

Quindi, la reintroduzione è tecnicamente possibile con decreto del Presidente della Repubblica in caso di particolari esigenze.

All'epoca, in ogni caso, la scelta di sospendere la coscrizione obbligatoria fu motivata dalla volontà di adeguarsi a uno scenario internazionale mutato e di avere forze armate più moderne e flessibili, oltre a ridurre l'impatto sociale ed economico del servizio obbligatorio per i giovani italiani.​

Il Movimento Cinque Stelle contro il riarmo

E comunque: dal punto di vista politico, l'insinuazione avanzata da Conte ieri in parlamento si inserisce nella lotta del Movimento 5 Stelle contro il riarmo dell'Europa.

Nel dibattito parlamentare di questi giorni, i rappresentanti del M5S hanno ribadito con forza la loro contrarietà nelle scelte che vanno in direzione di una militarizzazione crescente, sostenendo invece la necessità di investire su politiche sociali, energetiche e ambientali.

i pentastellati hanno anche espresso preoccupazione per la produzione e l'esportazione di armamenti, come nel caso della joint venture per la produzione di droni in Sardegna, sottolineando come questi indirizzi economici e di politica industriale siano contrari ai principi pacifisti sanciti dalla Costituzione italiana.

Secondo Conte e le sue truppe pacifiste senza se e senza ma, la ripresa economica e sociale dell'Italia non deve passare attraverso il rafforzamento dell'apparato militare, ma attraverso investimenti nella coesione sociale e nello sviluppo sostenibile che non alimentino una dipendenza dall'economia di guerra. 

Come dire: niente armi e niente naja. 

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