Stalking e diffamazione in concorso. È questa la pesante accusa nei confronti di due attiviste femministe, Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte, e della scrittrice e giornalista Benedetta Sabene.
La Procura di Monza ha chiuso le indagini: secondo il pm avrebbero "molestato due persone", tanto da cagionare loro "un grave stato d’ansia e costringendole ad alterare le proprie abitudini di vita, mettendo in atto una campagna denigratoria e offensiva".
Le tre indagate hanno respinto tutte le accuse.
Il caso è esploso nel 2024 dopo la denuncia di A.S. — identificato dalle indagate come un ‘abuser’, presunta vittima di stalking e diffamazione — e della social media strategist Serena Mazzini, conosciuta online come Serena Doe, nei confronti però solo di Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte.
Secondo quanto ricostruito e riportato da testate nazionali come Repubblica e Il Giornale, A.S., attivista come le indagate, era stato accusato dalle tre di essere un molestatore e un manipolatore.
L'uomo aveva infatti avuto una relazione con una di loro, senza però avvisarla del flirt con un'altra ragazza dello stesso gruppo. Quando la storia parallela è stata scoperta, sarebbe partita l'idea della presunta "gogna mediatica".
avrebbero scritto le tre attiviste sui social. Il giovane, diventato bersaglio di insulti e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti, avrebbe perso alcuni lavori, finendo per soffrire di attacchi d'ansia e per cambiare le sue abitudini.
A questa prima denuncia dell'uomo ne è seguita un'altra, quella di Serena Mazzini, vittima di un linciaggio mediatico a partire da alcune dichiarazioni di Fonte e Vagnoli.
Le due l'avevano infatti accusata di essere a capo di un gruppo Telegram, formato da soggetti "omofobi, misogini, transfobici dediti alla diffusione di materiale a contenuto sessuale".
A gennaio 2025, sia Carlotta Vagnoli che Valeria Fonte avevano raccontato, tramite alcune storie su Instagram, di aver subito una perquisizione in casa e il sequestro di smartphone e pc.
aveva scritto Fonte, specificando che
Vagnoli aveva invece riferito di una perquisizione da parte della polizia municipale, che aveva portato al sequestro dei suoi device elettronici.
aveva poi specificato.
Le motivazioni di quanto accaduto non erano emerse: era stata Selvaggia Lucarelli a rivelarle nella sua newsletter, parlando di
Le parole della Lucarelli avevano scatenato la reazione di Vagnoli.
aveva scritto sui social, come riporta SkyTg24.
Vagnoli, Fonte e Sabene si proclamano innocenti e i loro avvocati contano di riuscire a dimostrarlo.
Carlotta Vagnoli ha spiegato a La Repubblica di aver agito
Con la notifica del 415 bis, che le avverte della chiusura delle indagini, le tre attiviste indagate potranno decidere di difendersi chiedendo di essere ascoltate o depositando memorie, prima che arrivi la decisione della Procura su un eventuale rinvio a giudizio.