24 Oct, 2025 - 13:06

Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, femministe accusate di stalking: chiuse le indagini

Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, femministe accusate di stalking: chiuse le indagini

Stalking e diffamazione in concorso. È questa la pesante accusa nei confronti di due attiviste femministe, Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte, e della scrittrice e giornalista Benedetta Sabene. 

La Procura di Monza ha chiuso le indagini: secondo il pm avrebbero "molestato due persone", tanto da cagionare loro "un grave stato d’ansia e costringendole ad alterare le proprie abitudini di vita, mettendo in atto una campagna denigratoria e offensiva".

Le tre indagate hanno respinto tutte le accuse.

Vagnoli, Fonte e Sabene, attiviste femministe accusate di stalking e diffamazione: cos'è successo

Il caso è esploso nel 2024 dopo la denuncia di A.S. — identificato dalle indagate come un ‘abuser’, presunta vittima di stalking e diffamazione — e della social media strategist Serena Mazzini, conosciuta online come Serena Doe, nei confronti però solo di Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte.

Secondo quanto ricostruito e riportato da testate nazionali come Repubblica e Il Giornale, A.S., attivista come le indagate, era stato accusato dalle tre di essere un molestatore e un manipolatore.

L'uomo aveva infatti avuto una relazione con una di loro, senza però avvisarla del flirt con un'altra ragazza dello stesso gruppo. Quando la storia parallela è stata scoperta, sarebbe partita l'idea della presunta "gogna mediatica".

virgolette
Gli facciamo fare la fine della mer*a che è, Che si ammazzi con il coltello, Ti giuro che avrà una morte sociale, politica che non immagini

avrebbero scritto le tre attiviste sui social. Il giovane, diventato bersaglio di insulti e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti, avrebbe perso alcuni lavori, finendo per soffrire di attacchi d'ansia e per cambiare le sue abitudini.

A questa prima denuncia dell'uomo ne è seguita un'altra, quella di Serena Mazzini, vittima di un linciaggio mediatico a partire da alcune dichiarazioni di Fonte e Vagnoli. 

Le due l'avevano infatti accusata di essere a capo di un gruppo Telegram, formato da soggetti "omofobi, misogini, transfobici dediti alla diffusione di materiale a contenuto sessuale".

Le perquisizioni e il sequestro di smartphone e pc

A gennaio 2025, sia Carlotta Vagnoli che Valeria Fonte avevano raccontato, tramite alcune storie su Instagram, di aver subito una perquisizione in casa e il sequestro di smartphone e pc.

virgolette
Ieri 28 gennaio alle 7.30 ho subito una perquisizione in casa mia da parte di sei poliziotti. Sia degli ambienti, sia personale. Mi è stato chiesto di spogliarmi, completamente, e di fare uno squat. Sono stata controllata anche fra i capelli e dentro le orecchie

aveva scritto Fonte, specificando che 

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le ragioni di tale accanimento non riguardano in alcun modo la mia attività in strada o i miei ultimi movimenti per scovare gli adescatori nelle ‘finte case’ in affitto. Non posso specificare altro.

Vagnoli aveva invece riferito di una perquisizione da parte della polizia municipale, che aveva portato al sequestro dei suoi device elettronici. 

virgolette
Sono collaborativa e serena per più motivi

aveva poi specificato.

Le motivazioni di quanto accaduto non erano emerse: era stata Selvaggia Lucarelli a rivelarle nella sua newsletter, parlando di 

virgolette
una brutta storia di vessazioni nei confronti di un attivista accusato di essere un abuser, cioè un autore di un abuso.

Le parole della Lucarelli avevano scatenato la reazione di Vagnoli.

virgolette
È a tratti sconfortante guardare come giornali e giornalist* stiano strumentalizzando i fatti delle ultime ore per lucrare e dire, di fatto, niente di costruttivo per la causa

aveva scritto sui social, come riporta SkyTg24.

La difesa

Vagnoli, Fonte e Sabene si proclamano innocenti e i loro avvocati contano di riuscire a dimostrarlo.

Carlotta Vagnoli ha spiegato a La Repubblica di aver agito

virgolette
nella piena legalità e per la protezione delle vittime di violenza maschile.

Con la notifica del 415 bis, che le avverte della chiusura delle indagini,  le tre attiviste indagate potranno decidere di difendersi chiedendo di essere ascoltate o depositando memorie, prima che arrivi la decisione della Procura su un eventuale rinvio a giudizio.

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