I riformisti e i moderati dicono basta e avvertono Schlein: o prendi le distanze da Giuseppe Conte o qua facciamo saltare tutto.
Una sintesi troppo estrema? Neanche tanto se si considerano le due interviste rilasciate oggi da due big del Partito Democratico: la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno e l'ex ministro Arturo Parisi, entrambe dello stesso tenore e sulla stessa lunghezza d'onda.
Interviste che arrivano dopo mesi di dichiarazioni al vetriolo e attacchi, neanche troppo velati, agli alleati pentastellati. Parisi ha addirittura evocato nuovamente l'ombra di Paolo Gentiloni, ex premier e attualmente il più quotato a prendere il posto di Elly Schlein nella corsa a Palazzo Chigi.
Da mesi l'ala riformista del partito chiede alla segretaria un confronto interno per rivedere l'alleanza, mai davvero digerita con il partito di Giuseppe Conte e chiedere conto della 'deriva estremista' imboccata dal Nazareno.
La segretaria ha sempre trovato un motivo per rinviare: prima i referendum, poi le regionali nelle Marche, in Calabria e in Toscana. Con le elezioni in Campania alle porte (e qui davvero un risultato negativo farebbe saltare il banco) Schlein continua a rimandare e a non commentare.
La ribellione dei riformisti, Picierno dice basta alla deriva Schlein
A guidare e dar voce al malcontento dell'ala riformista è un'agguerrita Pina Picierno, che nelle ultime ore non è riuscita a trattenersi e ha postato un messaggio durissimo sui suoi social che se non è un ultimatum poco ci manca.
Vorrei chiedere ai tanti miei compagni fulminati sulla via del “campo largo” cosa pensano dell’astensione del Movimento 5 Stelle sulla risoluzione del Parlamento europeo che riconosce Lukaschenko come un dittatore, peraltro nel giorno in cui viene conferito il Premio Sacharov ad… pic.twitter.com/TZwqH229gz
— Pina Picierno (@pinapic) October 22, 2025
Messaggio ribadito anche oggi sulle colonne del Foglio in cui sostanzialmente attacca la segreteria nazionale di snaturare il partito per rincorrere Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle.
“La testardaggine è un limite alla stessa unità” ha tuonato Picierno che poi ha aggiunto lapidaria:
Guida chiara che non si riconosce ad Elly Schlein? Sembrerebbe di no.
Questa volta a far sbottare la vicepresidente dell'Europarlamento è stata la votazione a Strasburgo sull'illegittimità del regime di Lukashenko nel corso della quale la delegazione del Movimento 5 Stelle si è astenuto.
Ha dichiarato Picierno per la quale se “addirittura su Lukashenko non si trova un denominatore comune” allora l'unità diventa 'testardaggine'.
Una critica chiara e precisa al progetto del campo largo che continua a non convincere l'ala riformista del Pd. Ma Picierno non si limita ad attaccare via social, oggi è a Milano, al Teatro Parenti, per lanciare l’iniziativa 'Crescere. Il contributo dei riformisti Pd'.
Ma i riformisti non sono gli unici che stamattina hanno deciso di attaccare la segretaria Elly Schlein. Fa effetto, infatti, leggere le dichiarazioni dell'ex ministro Artuto Parisi, fondatore dell'Ulivo insieme a Romano Prodi sulla presunta “deriva estremista” del Pd.
Per Parisi il problema del Pd si chiama estremismo. Nella sua intervista alla Stampa l'ex Margherita individua nella competizione con il M5S il male assoluto e suona la carica a “battersi da dentro” per riportare il partito al suo “progetto iniziale".
Secondo Parisi in questi ultimi due anni e mezzo il partito è cambiato "troppo”, o precisa:
Ma Parisi non fa anche di più, agita lo spauracchio del cambio al vertice e lo fa buttando lì - non a caso come sembra – il nome di Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio ed ex commissario UE per l'Italia.
Ad appoggiare la segretaria del 'testardamente unitari' sembra essere rimasto solo il suo cerchio magico.
Non proprio i migliori presupposti se si considera che anche nel Movimento 5 Stelle il progetto del campo largo non piacerebbe a nessuno. Per molti, inoltre, Giuseppe Conte non aspetterebbe altro che il momento per strapparle la leadership del centrosinistra.
Non è questo il luogo per analizzare la crisi di consensi del partito di Giuseppe Conte, ma se c'è una cosa che la prima fase delle regionali 2025 ha evidenziato è che gli elettori M5s sono rimasti 'grillini' e i candidati del Pd non li votano neanche per sbaglio.
E allora la domanda è lecita: ma questa alleanza la vogliono solo Conte e Schlein? E soprattutto la missione unitaria della segretaria dem non sta assumendo sempre di più i contorni di una missione kamikaze?