24 Oct, 2025 - 18:58

Delitto Mattarella, chi è Filippo Piritore: l’ex prefetto di Isernia arrestato per depistaggio

Delitto Mattarella, chi è Filippo Piritore: l’ex prefetto di Isernia arrestato per depistaggio

C'è una svolta nell'inchiesta riguardante l'omicidio di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo. Nelle scorse ore, è stato arrestato con l'accusa di depistaggio l'ex prefetto di Isernia Filippo Piritore, volto noto della polizia di Stato: secondo gli inquirenti, avrebbe nascosto elementi che avrebbero potuto cambiare le sorti del caso, tra cui un guanto trovato nell'auto dei killer. 

Chi è Filippo Piritore, l'ex prefetto di Isernia finito ai domiciliari

Filippo Piritore, 75 anni, è stato un alto dirigente della polizia di Stato. Durante la sua lunga carriera (oggi è in pensione), ha ricoperto vari incarichi di rilievo, l'ultimo presso la prefettura di Isernia, di cui è stato a capo.

Si è occupato principalmente di sicurezza pubblica, coordinando le forze dell'ordine in indagini anche molto delicate. All'epoca dell'omicidio di Piersanti Mattarella, fratello dell'attuale Presidente della Repubblica, era un funzionario della Squadra mobile di Palermo.

Era il 1980. Mattarella, al vertice della Regione Siciliana, fu freddato a colpi di pistola mentre - insieme alla moglie Irma Chiazzese, i due figli e la suocera - si recava a messa. Un uomo si avvicinò alla loro auto e gli sparò attraverso il finestrino.

Poi si allontanò a bordo di un'auto guidata da un complice. Le indagini partirono subito, concentrandosi su ambienti mafiosi. Da allora, sono stati condannati, però, solo i mandanti: i componenti della cupola di Cosa Nostra.

L'accusa di depistaggio nel delitto Mattarella

All'identità dei possibili esecutori materiali - Antonino Madonia e Giuseppe Lecchese, allora poco più che ventenni - si è risaliti solo in tempi recenti. Secondo gli inquirenti palermitani, il primo sparò, mentre l'altro guidava. Oggi la nuova svolta, con l'arresto dell'ex prefetto Piritore per depistaggio. 

Il servizio del Tg1 pubblicato da Rai News - 24 ottobre 2025. 

Secondo l'accusa, egli avrebbe volontariamente nascosto prove chiave durante le prime indagini. Tra queste, un guanto rinvenuto all'interno dell'auto dei killer, la cui analisi avrebbe consentito di identificarli con certezza già all'epoca. Un intervento - il suo - che avrebbe rallentato e deviato il corso delle investigazioni. 

Contribuendo a lasciare scoperti gli aspetti più cruciali del delitto. Non è ancora chiaro se abbia agito per proteggere qualcuno oppure per negiglenza, ma gli investigatori sottolineano come, la sua posizione gerarchica, gli avrebbe conferito l'autorità necessaria per influenzare l'inchiesta.

Le dichiarazioni dell'indagato e le contraddizioni 

Nel settembre 2024, Piritore è stato sentito come testimone. Davanti ai pm, avrebbe dichiarato di aver inizialmente affidato il guanto sparito - mai repertato - all'agente della Polizia scientifica Di Natale, il quale avrebbe dovuto consegnarlo a Pietro Grasso, allora sostituto procuratore titolare delle indagini.

Il magistrato, sempre secondo il racconto dell'ex prefetto, avrebbe poi disposto la restituzione del reperto al Gabinetto regionale di Polizia scientifica, dove Piritore lo avrebbe consegnato a un altro funzionario, Lauricella, per gli accertamenti tecnici. La Procura ritiene però questa ricostruzione "del tutto priva di riscontri".

Anche perché cozzerebbe con quella degli altri protagonisti della vicenza, come gli stessi Grasso e Di Natale, nonché con le ordinarie procedure di repertamento. Il guanto, secondo i magistrati, sarebbe stato "sballottato per giorni, senza motivo, da un ufficio all'altro". E non risulta che alla Scientifica fosse presente alcun Lauricella. 

Il gip di Palermo - che ha disposto per l'ex prefetto gli arresti domiciliari - scrive che

virgolette
dopo aver fattivamente contribuito alla dispersione di un reperto di importanza primaria per le indagini sull'assassinio di Piersanti Mattarella, Piritore ha continuato a perseguire concretamente un progetto illecito di depistaggio, attraverso propalazioni nocive per gli accertamenti investigativi.

E aggiunge che

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a nulla vale rilevare come l'indagato sia in quiescienza: la spregiudicatezza della condotta, la pervicacia con cui la finalità illecita viene perseguita nell'attualità e la dimostrata capacità relazionale involgente ambienti interni alla Questura ed orientata verso l'acquisizione - ancora una volta, illecita - di informazioni riservate, lasciano affermare, con un grado di rassicurante certezza, che sia in grado di reiterare il reato e di inquinare le prove già assunte o da assumersi.

In dei colloqui (intercettati) con la moglie, qualche giorno dopo essere sentito in Procura, il 75enne avrebbe detto: "Rompere i co**ioni dopo quarantacinque anni… Tutto quello che mangio mi fa acidità per ora". Ancora: "Figura di merda, non ricordavo un ca**o".  E: "Qualche cosa fanno".

Dichiarazioni giudicate dai pm "incompatibili con la posizione di un funzionario che ha compiuto il proprio dovere" e sintomatiche di "un profondo sconvolgimento" dell'ex prefetto, appena convocato in merito alla vicenda. Si attendo ora sviluppi: presto, secondo Rai News, dovrebbe essere reinterrogato. 

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