Sono trascorsi oltre dodici anni dalla morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato impiccato a una libreria nell'appartamento che condivideva con la moglie Raquel Sánchez Silva a Madrid. Era il 30 maggio 2013 e lui aveva 30 anni.
Non si sono mai spenti i riflettori sul caso - subito archiviato come suicidio dalle autorità spagnole - grazie alla tenacia dei suoi genitori, Pippo Biondo e Santina D'Alessandro, che sin dall'inizio hanno denunciato anomalie, incongruenze e indagini carenti, ipotizzando un omicidio.
Nel 2022 il gip della Procura di Palermo Nicola Aiello, pur rintracciando nel fascicolo del pm "numerosi segmenti probatori che depongono per la tesi omicidiaria" sostenuta dai familiari, ha archiviato a sua volta l'inchiesta.
A causa del tempo trascorso, delle lacune delle indagini e della scarsa collaborazione da parte della Spagna, era diventato impossibile provare delle responsabilità e giungere a una condanna.
La svolta nella vicenda è arrivata lo scorso 6 ottobre, quando l'Audiencia Provincial di Madrid ha riconosciuto che Mario potrebbe non essersi suicidato, sulla scorta di quanto stabilito dal giudice Aiello.
Ma è una vittoria dal sapore amaro: l'appello della famiglia è stato comunque respinto, poiché il caso è ormai "passato in giudicato".
Mario stava lavorando come cameraman per MasterChef Spagna. Aveva celebrato un matrimonio da favola con la presentatrice televisiva spagnola Raquel Sánchez Silva, conosciuta durante il programma "Supervivientes", la versione spagnola de "L'isola dei Famosi". Stava quasi per realizzare il sogno di diventare regista.
"Mario stava attraversando un periodo positivo. La sera stessa in cui è stato ucciso stava parlando dei suoi progetti futuri su Facebook, sia con la sorella che con il fratello" racconta mamma Santina.
"Aveva fatto la revisione alla moto e mi aveva detto che, ad agosto, lui e la moglie non sarebbero venuti a Palermo perché avevano concluso la vendita di un programma televisivo a cui stavano lavorando entrambi. Era felicissimo. Conoscendolo, non avrebbe mai commesso un'azione del genere" sottolinea.
Non ci sono solo il carattere di Mario e il suo entusiasmo per i nuovi progetti su cui stava lavorando a escludere l'ipotesi di un suicidio, ma anche tanti altri dettagli e alcune stranezze.
A partire dalla notizia della sua morte, appresa dai genitori solo nel tardo pomeriggio, nonostante il corpo fosse stato rinvenuto intorno a mezzogiorno. Quando Pippo e Santina sono arrivati a Madrid, il giorno dopo, l'autopsia era stata già effettuata.
Le foto scattate dalla Scientifica al momento del ritrovamento della salma sono state consegnate alla famiglia solo dopo due anni e mezzo, in seguito a una rogatoria internazionale.
"Mario non aveva segni di difesa: pensiamo fosse stato drogato con una di quelle droghe, ad esempio dello stupro, che non emergono negli esami. Da un'immagine abbiamo subito notato una ferita sulla tempia, come se fosse stato colpito. Secondo il consulente della Procura se l'era procurata durante le fasi agoniche: eppure tutti gli oggetti sulla libreria sono intatti, niente era caduto a terra" racconta Santina.
"Un altro elemento fondamentale è il solco trovato dietro il collo di Mario, non compatibile con una pashmina (con cui si sarebbe impiccato, ndr). Pensiamo che Mario sia stato supino per diverse ore, poi, quando era già sopraggiunto il rigor mortis, lo abbiano appeso in quella posizione" afferma la madre.
Lo stesso giudice Aiello della Procura di Palermo ha evidenziato, nell'ordinanza di archiviazione, che "Mario è stato colpito, poi strangolato e infine il corpo collocato in una posizione atta a inscenare un suicidio" sottolinea Santina.
Mario avrebbe trascorso la sua ultima sera a casa da solo, dato che la moglie si trovava fuori Madrid per problemi familiari. Le autorità spagnole avevano subito parlato di probabile suicidio, dopo una serata in cui il 30enne avrebbe bevuto alcolici e consumato cocaina. Dettagli che, però, i familiari negano con forza.
In questi anni, il corpo di Mario è stato riesumato due volte per effettuare nuovi accertamenti.
"Nella prima autopsia sono emersi valori di 0,1 di cocaina e di 0,56 di alcol. Nella seconda esumazione sono stati analizzati i capelli di Mario lunghi 28 centimetri, equivalenti a circa due anni e quattro mesi di crescita. Non è emerso nulla: significa che mio figlio non era un consumatore abituale né di alcol né di cocaina. Quindi bisogna smettere di dire che era un drogato e che è morto in seguito a un gioco erotico".
Nelle settimane successive alla morte di Mario, sulla stampa spagnola sono state infatti pubblicate notizie secondo le quali la sera della morte avrebbe contattato uno spacciatore, cercato l'ubicazione di un night club e sarebbe poi morto in seguito ad asfissia autoerotica. Una pratica su cui si sarebbe informato sul web, secondo le ricostruzioni.
"Uno schifo, nefandezze contro cui combattiamo da dodici anni e mezzo" afferma Santina.
La perizia informatica realizzata sul computer di Mario ha confermato le ricerche in rete sull'asfissia erotica, risalenti però al 12 luglio 2013, quando Mario era morto da un mese e mezzo. Anche molti file contenuti sul dispositivo erano stati eliminati in una data successiva al suo decesso.

Il ricorso della famiglia di Mario Biondo è stato respinto due volte dal Tribunale di Madrid ed è quindi passato alla Audencia Provincial, che ha effettivamente riconosciuto come il caso del 30enne potrebbe non essere suicidio. Arrivando però alla conclusione che ormai non è possibile procedere, data l'archiviazione avvenuta in Italia tre anni fa.
"L'Audiencia Provincial ora cosa dice? 'Anche per noi potrebbe non trattarsi di suicidio, però siccome è passato in giudicato in Italia, non vi diamo possibilità di riaprire il caso'. Questo è un errore madornale, perché in realtà in Italia non c'è stato un processo. Nessuno è stato indagato, nessuno è stato accusato, nessuno è stato assolto" spiega Santina D'Alessandro.
"Tra l'altro ammettono le negligenze e la scarsa collaborazione, mettendole nero su bianco. I giudici sostengono che dall'Italia non sia arrivata nessuna richiesta. Non è vero, perché sia nella prima che nella seconda rogatoria sono stati richiesti elementi riguardanti la vedova. Abbiamo il documento di risposta della Spagna in cui si legge che lei non era indagata e che non potevano fare niente".
Santina è più determinata che mai. "Il prossimo passo è chiedere l'annullamento di questa risoluzione all'Audiencia Provincial, dato che in Italia non c'è stato alcun processo" spiega.
In caso di risposta negativa, i familiari si rivolgeranno alla Corte Costituzionale in Spagna e poi, se necessario, alla Corte Europea per i diritti dell'uomo a Strasburgo.
"Non ci arrenderemo mai. L'ho giurato a mio figlio. Mi sono inginocchiata sulla sua tomba e gli ho promesso: 'Io non mi fermerò fino a quando tu non avrai giustizia'" afferma mamma Santina.
"La morte di un figlio è devastante, non c'è dolore più grande di un genitore che deve seppellire il proprio figlio perché è contro natura. Ma quando un figlio viene ucciso, quando deve passare per quello che non era, è come se lo ammazzassero di nuovo ogni volta. Una rabbia e un dolore che ci devasta giorno per giorno, ma che non ci fa perdere la forza per continuare la nostra lotta".
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