L’epoca dei tradizionali equilibri globali, con gli Stati Uniti al centro della scena come dominatore incontrastato, sembra arrivare al capolinea. Un gruppo di economie emergenti, formate dai BRICS, sta guidando la costruzione di un nuovo ordine mondiale caratterizzato da un sistema multipolare e meno dipendente da un unico egemone. Questo cambio di paradigma riflette una trasformazione profonda nelle dinamiche geopolitiche, economiche e diplomatiche mondiali, con sfumature di cooperazione ma anche di competizione articolata.
Mentre l'amministrazione americana, sotto la guida di Donald Trump, mette sul campo politiche unilaterali, frequenti scontri diplomatici e scelte protezionistiche, la leadership globale degli Stati Uniti viene sfidata attraverso l’affermazione di blocchi e coalizioni alternative.
La capacità della Cina e degli altri Paesi BRICS di sviluppare progetti di cooperazione economica e militare indipendenti ha ulteriormente continuato a erodere il monopolio americano sulle decisioni globali.
Questo progressivo indebolimento ha dato avvio ad una fase di “distribuzione del potere”, in cui le potenze emergenti cercano di disegnare un sistema internazionale più equilibrato, meno centrato su un singolo protagonista e più rispettoso degli interessi diversi dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti.
Il blocco dei BRICS sta giocando un ruolo decisivo in questa transizione verso un mondo multipolare. La loro collaborazione si articola su politiche commerciali, finanziarie, tecnologiche e di sicurezza, offrendo un’alternativa concreta alle istituzioni dominate dall’Occidente.
L’ampiezza geografica e culturale del gruppo BRICS, che unisce economie di diversa natura e posizioni politiche variegate, rappresenta sia una risorsa che una sfida. La gestione delle differenze e la capacità di trovare punti di convergenza saranno decisive per la stabilità e la capacità del blocco di consolidare un sistema multipolare.
Nella struttura attuale dell'ordine globale, alcuni analisti ipotizzano che potrebbe nascere un mondo apolare, una nuova forma di ordine internazionale caratterizzata dall'assenza di un centro dominante.
Non si tratta di un caos, ma di un sistema complesso e fluido in cui nessuna potenza è egemone assoluta e tutte le alleanze sono provvisorie e negoziabili.
In questo scenario, l’idea tradizionale di multipolarismo, basata su centri di potere riconosciuti e stabili, si dissolve in una realtà più intricata dove il potere si distribuisce e le influenze si intrecciano continuamente.
In questa prospettiva, nessuna potenza globale emerge come dominatrice esclusiva, ma varie aree e blocchi si muovono in modo più indipendente e trasformano costantemente equilibri e alleanze.
Il recente vertice tra Trump e il presidente cinese, Xi Jinping, ha nuovamente messo nero su bianco come Cina e Stati Uniti sono due superpotenze in competizione ma anche dipendenti a vicenda tramite interessi comuni.
Washington e Pechino, pur riconoscendo l’importanza dell’altro, evitano di imporre una leadership esclusiva o di cercare uno scontro diretto per il dominio globale.
La scelta strategica di non affrontare pubblicamente temi troppo divisivi, come Taiwan, e di assicurare un dialogo aperto ma pragmatico, evidenzia la natura non gerarchica di un sistema internazionale apolare, dove l’equilibrio si costruisce su compromessi e multifronti negoziali, più che su blocchi rigidi e conflitti esclusivi.
Diverse nazioni potrebbero guidare l’agenda mondiale senza che nessuna di queste diventi un dominatore. Oltre alla relazione tra Washington e Pechino, è possibile vederlo anche nell’agenda russa e in quella indiana.
In sintesi, i BRICS sono il protagonista principale del nuovo ordine mondiale, un gruppo di potenze emergenti che rifiuta la leadership indiscussa degli Stati Uniti e dell’Occidente, favorendo invece un modello di governance globale più equo, distribuito e meno gerarchico, pronto a sfidare l’esclusività di un mondo dominato da poche superpotenze.
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