In un’Europa sempre più preoccupata per la sicurezza ai suoi confini, la NATO ha compiuto un passo decisivo elaborando un piano di difesa di oltre 4.400 pagine per proteggere il fianco orientale da un’eventuale aggressione russa. L’iniziativa riflette un cambio di paradigma: dall’idea di deterrenza alla pianificazione concreta di una possibile guerra. Mentre Mosca respinge ogni accusa di intenzioni offensive, l’Europa accelera sulla militarizzazione, sollevando interrogativi sul prezzo economico e sociale che i cittadini europei dovranno pagare.
La NATO ha elaborato un vasto piano di difesa volto a contrastare un’eventuale offensiva russa contro i paesi membri dell’Alleanza. Lo ha riferito il quotidiano tedesco Die Welt.
Secondo quanto riportato, un documento intitolato “Eastern Flank Deterrence Line” (EFDL), che conta più di 4.400 pagine, pone particolare attenzione alla protezione del fianco orientale. L’EFDL è stato elaborato con il contributo di tutti i 32 Stati membri dell’Alleanza, sotto la guida dell’Allied Land Command.
L’obiettivo ufficiale del piano è proteggere i paesi del fianco orientale del territorio dell’Alleanza atlantica da una possibile aggressione russa, rafforzando le unità di combattimento, ridistribuendo equipaggiamenti pesanti e introducendo nuove tecnologie, come droni e sistemi autonomi per la difesa.
Negli ultimi mesi si è registrata un’escalation di tensioni tra Russia e Occidente, in cui tracciare la linea tra deterrenza e minaccia ha assunto un’importanza cruciale. Sia l’Alleanza Atlantica sia, in particolare, l’Unione Europea hanno accelerato la propria pianificazione strategica, traducendola in un aumento esponenziale della spesa militare europea, alimentata da un clima di crescente diffidenza e sospetto.
L’allarmismo si è ormai trasformato in pianificazione quotidiana di sicurezza. Questa fase è stata definita “Fase 0”, un segnale di come l’Alleanza ritenga che la Russia si trovi già nella fase preparatoria per un conflitto aperto con la NATO, attraverso l’accumulo di forze e attività di sabotaggio che potrebbero preludere a un’escalation.
La “Fase 0” è un concetto nato nella strategia militare statunitense e NATO e indica il periodo che precede le operazioni di combattimento vere e proprie. In questa fase, il nemico non ha ancora attaccato fisicamente, ma compie azioni preparatorie alla guerra: accumulo di forze, sabotaggi, cyberattacchi, campagne di disinformazione e destabilizzazione politica.
Per la NATO, l’attuale “Fase 0” rappresenta la percezione di una Russia che si sta attrezzando militarmente e psicologicamente per un possibile scontro con l’Alleanza. Secondo vari analisti, questa fase ricorda i periodi del 2014 e del 2022, precedenti allo scoppio dei conflitti in Ucraina. È dunque una fase che, pur in assenza di scontri armati aperti, genera un clima di instabilità, paura e tensione.
Va ricordato, tuttavia, che mentre l’Unione Europea sembra mutare la propria natura, da Europa della pace a blocco che investe sempre più in preparativi bellici, il presidente russo, Vladimir Putin, ha più volte dichiarato di non avere alcuna intenzione di attaccare gli Stati europei né quelli appartenenti alla NATO.
Ciò che spesso viene taciuto nella narrazione dominante è il pesante tributo che questa corsa agli armamenti impone alle popolazioni europee. Le spese militari sono in rapido aumento e destinate a crescere ulteriormente a causa di piani come quello delineato nel recente documento.
Le risorse economiche sottratte ai bilanci pubblici per finanziare questi apparati militari vengono distolte da settori cruciali come sanità, istruzione, welfare e infrastrutture civili, rischiando di lasciare in eredità un grave fardello economico e sociale.
Molti cittadini europei si trovano così a pagare un prezzo altissimo per quella che viene presentata come “sicurezza”. Si assiste ad una crescente militarizzazione “in nome della pace”, che viene però pagata con il benessere e la stabilità delle popolazioni europee. Le decisioni politiche e militari rischiano di compromettere un futuro di prosperità reale, sostituendolo con una condizione permanente di timore, spese e incertezza.
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