02 Nov, 2025 - 18:03

UE teatro della guerra di potere tra von der Leyen-Kallas: le crepe nell’establishment europeo

UE teatro della guerra di potere tra von der Leyen-Kallas: le crepe nell’establishment europeo

L'Unione europea, spesso dipinta come un'entità unita e coesa, mostra invece segni evidenti di fragilità e divisioni interne, messe in luce dallo scontro di potere ai vertici tra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera.

Questo duello non è solo una battaglia tra due protagoniste della politica europea ma il riflesso di un establishment attraversato da crepe profonde, dove interessi contrastanti e rivalità politiche minano la capacità dell’UE di agire in modo unito e incisivo sulla scena internazionale.

Lo scontro di potere al vertice dell’UE

Nelle stanze del potere europeo si consuma da tempo una guerra silenziosa ma spietata tra Ursula von der Leyen e Kaja Kallas. Questo confronto tra due leader determinate esprime le divisioni e le tensioni profonde che attraversano l’intero apparato europeo.

Von der Leyen ha consolidato la propria posizione, imponendo la sua visione e il suo controllo sulle decisioni chiave. Lo dimostra un recente episodio raccontato dal quotidiano tedesco Die Welt.

Il caso Martin Selmayr

A circa un anno dal suo insediamento, Kallas ha avviato una mossa volta a rendere più efficace il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), incaricato di coordinare la politica estera dell’UE.
Potrebbe sembrare una decisione puramente burocratica, ma assume un'importanza decisiva in un contesto internazionale che richiede abilità strategica e coesione, soprattutto dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Per riformare l’istituzione, Kallas avrebbe proposto una figura controversa: Martin Selmayr, ex consigliere di Jean-Claude Juncker, predecessore di von der Leyen. Selmayr è noto per essere uno dei funzionari più influenti nella storia della Commissione europea, caratterizzato da un temperamento deciso e ambizioso.

Soprannominato “Rasputin” per la sua influenza e tenacia, aveva già lasciato il segno nei corridoi di Bruxelles. Successivamente, von der Leyen lo rimosse dall’incarico e lo inviò a Vienna, dove fu nominato capo della delegazione dell’UE, di fatto, un allontanamento dai centri decisionali. In seguito fu trasferito come ambasciatore dell’UE presso il Vaticano.

La sorpresa è arrivata pochi mesi fa, quando a Selmayr è stato offerto un ritorno in grande stile: il ruolo di Vice Segretario Generale del nuovo dipartimento “Geoeconomia e Affari Interistituzionali” del SEAE.
Se accettato, l’incarico lo avrebbe riportato al cuore della diplomazia europea, accanto a Kallas, con influenza diretta sulle relazioni con Cina, Stati Uniti, Ucraina e Medio Oriente.

Secondo quanto riportato da Die Welt, il Collegio dei Commissari dell’UE, su proposta della Presidente, ha approvato la creazione di una nuova figura istituzionale: il “Commissario per la libertà di religione o di credo”, carica immediatamente offerta a Selmayr.

Crepe profonde nell’establishment europeo

Per ora sembra essere von der Leyen la vincitrice di questo scontro, ma il duello riflette un malessere più ampio nelle dinamiche di potere dell’Unione.

Il confronto von der Leyen–Kallas mette a nudo un establishment europeo debole e frammentato, governato da logiche di potere e lotte interne che ne potrebbero compromettere la coesione.

Le conseguenze di questa guerra di potere vanno ben oltre i palazzi di Bruxelles. Le crepe nell’apparato europeo rischiano di tradursi in una perdita ulteriore di influenza geopolitica sullo scenario internazionale.

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