Quando sono riusciti a raggiungerli, dopo giorni di ricerche ostacolate dal maltempo, erano ancora all'interno delle loro tende, sepolti sotto a un cumulo di almeno due metri di neve compatta. Stefano Farronato e Alessandro Caputo, dispersi sul monte Panbari - vetta dell'Himalaya che sfiora i settemila metri - non ce l'hanno fatta. A darne notizia è stata la Farnesina, in contatto con le autorità nepalesi.
Stefano Farronato, 50 anni, era originario di Bassano del Grappa. Arboricoltore, tecnico forestale ed esperto di tree climbing, aveva fatto della natura il centro della propria vita. Lavorava tra Bassano e Cassola, dove era molto conosciuto anche per la collaborazione come tecnico ambientale con il Comune. La sua vera passione era però l'alpinismo.
Nel 2018 aveva partecipato alla Yukon Arctic Ultra, una delle gare più dure del pianeta, percorrendo quasi 500 chilometri tra i ghiacciai del Canada a temperature di -50 gradi. Due anni prima aveva completato la traversata dell'Alaska in mountain bike, un'impresa ora raccontata con orgoglio da amici e colleghi.
Chi lo conosceva parla di lui come un uomo riservato ma tenace, capace di affrontare la fatica con determinazione e coraggio. "Era un professionista appassionato e un grande amante della montagna - ha ricordato il sindaco di Bassano, Nicola Finco - Tutta la città è vicina alla sua famiglia in questo momento di dolore".
Con lui, sull'Himalaya, c'era Alessandro Caputo, 28 anni, milanese. Maestro di sci, sportivo e viaggiatore, aveva subito fin da giovanissimo il fascino dell'alta quota, scalando diverse cime sulle Ande e altre catene montuose del Sud America, spinto dalla curiosità di esplorare luoghi poco battuti, lontani dalle rotte commerciali.
Farronato e Caputo facevano parte di una spedizione composta da tre connazionali. A dare l'allarme, il 31 ottobre scorso, dopo aver perso i contatti radio con loro, era stato il capospedizione Valter Perlino, 64 anni, di Pinerolo, veterinario e alpinista di lunga esperienza, fermatosi al campo base a causa di un infortunio a un piede.
Secondo le prime ricostruzioni, i due avevano raggiunto il Campo 1, a circa 5mila metri di quota, quando il meteo sarebbe improvvisamente peggiorato. Le loro tende sono state travolte dalla neve e dal ghiaccio, rimamendo sepolte. Per questo, nonostante le ricerche, sono state individuate solo giorni dopo.
La notizia del ritrovamento dei corpi senza vita di Stefano e Alessandro ha scosso profondamente le comunità di Bassano e Milano, ma anche l'intero mondo dell'alpinismo italiano. Decine i messaggi di cordoglio apparsi in poche ore sui social.
"Te ne sei andato facendo quello che più ti piaceva e dove più ti piaceva, sulle tue amate montagne. Riposa in pace, ciao Stefano", si legge in uno dei post. Intanto, il Ministero degli Esteri fa sapere di "star seguendo direttamente l'evoluzione della situazione". Altri italiani, infatti, risultano dispersi.
Tra loro, secondo quanto riportato dall'’Everest Chronicle, l'abruzzese Marco Di Marcello, impegnato in una spedizione sul Dolma Khang, cima compresa nell'area colpita negli scorsi giorni dal ciclone Montha, che ha provocato abbondanti nevicate e valanghe.
Con lui c'era Paolo Cocco, fotografo e alpinista, già vicesindaco di Fara San Martino (Chieti), trovato purtroppo morto dai soccorritori. A renderlo noto, il sindaco Antonio Tavani, sentito dall'agenzia Ansa.
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