Alex Bonucchi aveva 25 anni quando, il 4 gennaio 2021, fu trovato morto nella piscina di un hotel vicino ad Algeri, dove stava lavorando come dipendente della ditta Sacmi Forni di Imola. Dalle due autopsie eseguite sul suo corpo è emerso che rimase folgorato, probabilmente dopo essere entrato in contatto - uscito dall'acqua - con un cavo elettrico scoperto.
A quasi cinque anni di distanza, dopo un processo che aveva assolto i proprietari della struttura dall'accusa di omicidio colposo, si è aperto ora un nuovo dibattimento. Grazie all'intervento del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, e della Corte suprema algerina, la precedente sentenza è stata infatti annullata.
I giudici hanno riconosciuto, in pratica, gravi carenze istruttorie, dando il via a nuova fase. Salvo imprevisti, il verdetto dovrebbe arrivare domenica prossima. "Mi aspetto verità e giustizia, ma non voglio illudermi", ha detto a Tag24 la madre del giovane, Barbara Degli Esposti, che da anni si batte affinché venga fatta luce sulla vicenda.
Per l'inizio del processo, i genitori di Alex si sono recati ad Algeri. Insieme a loro c'erano l'onorevole Stefania Ascari, del Movimento Cinque Stelle, e l'avvocato Aliane Meziane, che li assiste insieme alla collega italiana Carlotta Toschi e al criminologo Michel Emi Maritato.
"È stato un weekend pesante, non solo per il viaggio - racconta Barbara - I legali dei titolari dell'hotel volevano un rinvio, perché dicevano di non aver ricevuto per tempo la notifica. Ci siamo rifiutati. Nostro figlio è morto da cinque anni e loro hanno ancora bisogno di studiare il caso?".
Alla fine, l'udienza si è tenuta. "Mi hanno fatto parlare - spiega - Mi sono limitata a dire che Alex era partito sorridente e che è tornato a casa dentro una bara, senza cuore e polmone destro". Da allora, lei e il papà Claudio lottano per la verità. Ma il cammino non sempre è stato facile.
Secondo quanto emerso dalle due autopsie, una italiana e l'altra algerina, Alex sarebbe morto a causa di un cavo elettrico lasciato scoperto vicino alla piscina, che ne avrebbe provocato la folgorazione.
La difesa dei proprietari dell'hotel - finora assolti - sostiene invece che il giovane, cardiopatico, abbia accusato un malore mentre era in acqua, dopo aver fatto una sauna.
"Le autopsie parlano chiaro - ribadisce Barbara - È stata una morte violenta, per folgorazione". Ci sarebbero persone che potrebbero testimoniarlo, come un turista bielorusso ospite dell'hotel, mai ascoltate.
Un nodo centrale riguarda gli organi del ragazzo, non restituiti alla famiglia: il suo cuore e il polmone destro. Da essi, infatti, potrebbe emergere la verità su quanto accaduto.
"Abbiamo ottenuto finalmente la posizione - dichiara Barbara - Sono seppelliti nel cimitero di El Alia. Torneremo in Algeria e faremo in modo di riportarli in Italia".
Quegli organi furono trattenuti dalle autorità locali con la scusa di "accertamenti" che però non sarebbero mai stati eseguiti. "Più volte abbiamo chiesto spiegazioni - aggiunge Barbara - senza ricevere risposte".
"Cerco di pensare positivo, ma senza illudermi. Quando arriverà la risposta, deciderò il da farsi. Di sicuro non mi arrenderò", anticipa. "Quando ho dovuto riconoscere mio figlio dalle foto, ho notato che aveva un occhio nero e un taglio alla base del naso, gonfio e tumefatto".
"Mi hanno detto che avrebbe sbattuto la testa quando è caduto. Peccato che hanno sempre riferito di averlo trovato in acqua. Molte cose non combaciano. Io voglio solo verità e giustizia, rispetto per mio figlio. A 25 anni non si può morire così".
Accanto a lei e ai suoi familiari, nel tempo, si è costruita una fitta rete di sostegno. L'altro giorno, mentre in aula ad Algeri, un'avvocata le si è avvicinata, consegnandole un bigliettino in arabo. C'era scritto: "Noi mamme e donne siamo con lei". Un gesto che vale più di tante parole.
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