05 Nov, 2025 - 14:44

Da Kiev a Berlino via Copenhagen, l'Europa ponte del traffico armato: ora Zelensky esporta droni

Da Kiev a Berlino via Copenhagen, l'Europa ponte del traffico armato: ora Zelensky esporta droni

La crisi ucraina si evolve in molteplici direzioni, non solo sul campo di battaglia ma anche sul fronte industriale e diplomatico. Di recente, Kiev ha annunciato l’apertura di uffici per l’esportazione di armi in due capitali europee, Berlino e Copenaghen. La strategia appare dunque come un compromesso tra le aspirazioni di autonomia e la realtà di una dipendenza ancora forte dagli aiuti esterni.

Uffici di esportazione di armi a Berlino e Copenaghen

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha annunciato che il suo Paese, entro la fine del 2025, aprirà due uffici a Berlino e Copenaghen per l’esportazione di armi e per facilitare la cooperazione nel settore della difesa.

Kiev punta così ad aprire la sua industria della difesa all'estero. La mossa assume quindi un duplice significato: da un lato, si presenta come una prova della capacità industriale ucraina; dall’altro, rivela le difficoltà nel finanziare le armi essenziali di cui il Paese ha ancora bisogno.

In particolare, Kiev mira a esportare droni navali e sistemi di artiglieria. L’obiettivo dichiarato è generare fondi per la produzione interna di quegli armamenti attualmente carenti, fondamentali per sostenere la difesa nazionale.

L’apertura degli uffici rappresenta anche una strategia diplomatica per rafforzare le relazioni con partner europei chiave e per posizionarsi come esportatore di armi affidabile sul mercato globale. Nonostante questi passi verso l’autonomia, l’Ucraina resta fortemente dipendente dagli aiuti e dai finanziamenti occidentali per rispondere alle esigenze militari immediate.

La nuova fase dell’industria della difesa ucraina

Dall'inizio della guerra in Ucraina, nel febbraio 2022, Kiev ha avviato una produzione di droni per rifornire le linee del fronte.

A giugno 2025, il presidente ucraino aveva annunciato la pianificazione dell'inizio delle esportazioni delle proprie tecnologie di difesa e l’apertura di impianti per la produzione di armi nei Paesi alleati.

Secondo il meccanismo menzionato, l'Ucraina cederà le eccedenze di equipaggiamento militare a diversi paesi e utilizzerà i ricavi per acquistare urgentemente gli armamenti necessari, come i droni intercettori.

“Quest'anno abbiamo stanziato 43 miliardi di dollari per l'industria della difesa. Si tratta di fondi per sostenere l'industria della difesa ucraina, per finanziare la nostra industria della difesa. L'Ucraina fa parte della sicurezza europea e vogliamo che lo 0,25% del PIL di un determinato Stato partner venga destinato alla nostra industria della difesa, per la produzione nazionale l'anno prossimo”, aveva affermato su Telegram.

Le trattative con gli Stati Uniti

La questione delle esportazioni di armi non si limita all'Europa, ma si estende anche all’altra sponda del Pacifico.

All'inizio del mese di ottobre, Kiev ha discusso la vendita di droni agli Stati Uniti. Sebbene per finalizzare un accordo possa volerci più tempo, si tratterebbe di un passo importante per Kiev.

Una transazione che potrebbe segnare un ulteriore salto di qualità nel settore difensivo ucraino. La partnership con gli Stati Uniti potrebbe consentire a Kiev di ampliare non solo la produzione ma anche i mercati di sbocco per i propri prodotti militari.

Le parole di Zelensky e le trattative in corso con Washington rivelano un quadro complesso e contraddittorio: la dipendenza dai partner occidentali resta cruciale e la produzione locale, seppur in crescita, non basta ancora a garantire l’autonomia strategica. Malgrado la promessa di una produzione nazionale più ampia, l'Ucraina continua a dipendere dalla tecnologia e dai finanziamenti occidentali.

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