In un contesto mondiale in cui le tensioni si intrecciano, Alberto Negri offre una lettura approfondita su uno dei fronti più caldi: il Venezuela. Nell’intervista rilasciata a Tag24, l’analista di politica estera esamina la possibilità di un cambio di regime nel paese sudamericano, le mire statunitensi e le implicazioni per le potenze globali.
Parlando della situazione attuale tra Stati Uniti e Venezuela, Alberto Negri evidenzia una certa contraddizione tra la retorica elettorale del presidente americano Donald Trump e le azioni messe in campo, che sembrano prendere una piega diversa da quanto annunciato.
Quando gli è stato chiesto se le tensioni porteranno ad un cambio di regime, Negri ha risposto:
Secondo il giornalista, l’ipotesi di un’invasione militare di terra appare improbabile. A suo avviso, più realistica è invece la possibilità che gli Stati Uniti puntino a destabilizzare il governo di Nicolas Maduro con una combinazione di azioni militari limitate, attività di intelligence e altri strumenti di pressione.
Dietro la situazione attuale in Venezuela si cela un disegno più ampio di politica internazionale e di concentrazione di influenza che coinvolge anche altre due potenze globali: Russia e Cina.
Secondo Negri, il ritorno di Trump alla Casa Bianca segna una linea differente rispetto ai predecessori Biden e Obama, con una visione che include il riconoscimento esplicito delle sfere di influenza delle potenze.
Tuttavia, questa disponibilità riguarda anche la riaffermazione delle zone di influenza statunitensi in America Latina:
Questa analisi mette in luce una politica estera che cerca di definire con chiarezza i confini del futuro equilibrio geopolitico globale, utilizzando il Venezuela come banco di prova per affermare la posizione statunitense.
Da agosto, la regione caraibica si sta riscaldando. Donald Trump ha autorizzato il dispiegamento di navi da guerra nella regione. Da allora è costante la presenza militare statunitense al largo delle coste venezuelane. Gli Usa continuano a rafforzare risorse ed equipaggiamenti militari nell’area.
Secondo la versione ufficiale, questa mobilitazione è legata alla lotta al traffico di droga. Infatti, le forze statunitensi hanno effettuato diversi attacchi mortali contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico. Tuttavia, non sono state fornite prove solide a sostegno di tali azioni.
Al di fuori della narrazione ufficiale, le recenti attività militari alimentano i sospetti che la "lotta al narcotraffico" rappresenti soltanto un pretesto per un possibile cambio di regime in Venezuele da realizzarsi attraverso un’azione militare o mediante pressioni di vario tipo.
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