06 Nov, 2025 - 08:45

Da Mani Pulite al “sì” alla riforma della Giustizia, Di Pietro: "Non è vero che è il sogno di Berlusconi”

Da Mani Pulite al “sì” alla riforma della Giustizia, Di Pietro: "Non è vero che è il sogno di Berlusconi”

Antonio Di Pietro, il pubblico ministero simbolo della stagione di “Mani Pulite”, il magistrato che con le sue inchieste ha fatto venire giù la Prima Repubblica, oggi si schiera a favore della riforma della giustizia scritta da Carlo Nordio e approvata dal governo Meloni. 

Un tempo tra i principali avversari politici di Silvio Berlusconi, oggi il sostegno di Antonio Di Pietro alla riforma della giustizia, considerata da alcuni il “sogno del Cavaliere”, viene visto da molti come un tradimento della stagione di Mani Pulite.

Di Pietro, però, non ci sta e chiarisce che questa non è la riforma di Berlusconi, come non è la riforma di Licio Gelli, ma una riforma che serve al Paese e che non è stato lui ad aver cambiato posizione.

Oggi l’ex magistrato ed ex parlamentare italiano è a favore della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante e del sorteggio dei suoi membri. 

Tuttavia, non è stato sempre così come gli è stato fatto notare dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, in un controverso editoriale pubblicato nei giorni scorsi. 

Un editoriale a cui Di Pietro ha risposto in esclusiva a Tag24.it.

Riforma della Giustizia, Di Pietro: “Ecco perché voterò sì"

D: Lei oggi è a favore della riforma della giustizia, ma non è stato sempre così. Cosa l’ha fatta cambiare idea?

R: Innanzitutto precisiamo che questa non è la riforma della giustizia: magari lo fosse, direbbe il vecchio Di Pietro. La riforma della giustizia è far funzionare la macchina quotidiana. Questa è la riforma della magistratura, una riforma che fu fatta nel 1989, dal sistema inquisitorio ad accusatorio. 

Prima c’era un giudice che faceva le indagini e poi giudicava se quello che aveva fatto andava bene o meno, con il sistema accusatorio c’è un soggetto - un pubblico ministero - che fa le indagini e un giudice terzo che dice se ha fatto bene o ha fatto male. 

A me pare che questa soluzione sia la migliore e così la pensavo anche inizialmente.

D: E poi?

R: Poi che cosa è successo? È arrivato un tale che si chiama Silvio Berlusconi, ci ha messo il cappello sopra e con la scusa di completare il quadro accusatorio voleva cambiare l’articolo fondamentale della Costituzione, l’art.104, vale a dire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. 

È chiaro che tutti quanti ci siamo ribellati e anche adesso mi ribellerei e farei una campagna ossessiva. Come vede io sono rimasto coerente con quell’impostazione originale del 1989, che era stata infarcita da interessi privati.

D: È la sua risposta a chi dice che questa riforma è la realizzazione del sogno di Silvio Berlusconi?

R: Perché si avvera il sogno di Silvio Berlusconi? Si dice anche che si avvera il sogno di Licio Gelli. Il problema non è guardare a chi l’ha detto, ma all’utilità che ha.

Licio Gelli, per esempio, prevedeva che il numero di parlamentari dovesse essere ridotto della metà, poi sono arrivati i Cinquestelle e hanno fatto: che vuol dire che hanno attuato il sogno di Licio Gelli?

Voglio dire, Berlusconi voleva la separazione delle carriere per mettere sotto controllo dell’esecutivo il pubblico ministero, questa riforma non lo mette sotto controllo dell’esecutivo, anzi lo rende più forte e autonomo. Il pubblico ministero rimane sempre dentro la giurisdizione. 

L’attacco alle correnti: “Sorteggio CSM dà più trasparenza rispetto alla lottizzazione attuale”

D: Tra separazione delle carriere e sorteggio dei membri del CSM, qual è la novità più temuta dai sostenitori del no al referendum?

R: Non mi preoccuperei di guardare cosa temono gli altri ma all’interesse dei cittadini.

Chi è la mamma del CSM? È l’ANM, cioè un’associazione all’interno della quale ci sono delle correnti, queste correnti sono quelle che mandano a tutti gli  iscritti dicendo qui vota a questo, qui vota quell’altro. E al CSM chi ci va?

Ci va l’espressione delle singole correnti, le quali decidono secondo una lottizzazione e spartizione. Mi dispiace che ci sia un sorteggio, ma il sorteggio viene fatto all’interno della magistratura, tra persone che hanno vinto un concorso. Il sorteggio sicuramente dà più trasparenza rispetto alla lottizzazione attuale.

D:  Il rischio di politicizzazione del referendum è evidente…

R: Ai cittadini in questo momento bisogna ricordare una cosa: quando vanno a votare devono votare tutto il pacchetto. Per me ne vale la pena, ma io rispetto anche chi la pensa diversamente. Vede, a me dispiace che non si parli del merito della riforma, ma di chi l’ha fatta. 

C’è da una parte chi ci mette il cappello sopra, tipo alcuni berlusconiani, rovinando il merito perché poi il cittadino va a votare per partito preso.

Dall’altra parte c’è chi scredita questo referendum semplicemente dicendo l’ha voluto Berlusconi o Gelli: il motivo per cui lo volevano loro era abietto, ma il motivo per cui serve adesso ai cittadini è molto serio.

Di Pietro su Travaglio: “Ogni volta che mi critica è uno stimolo”

D: Ha letto l’editoriale su di lei di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano. Vuole rispondere alle sue parole?

R: Ogni volta che Travaglio fa una critica, per me è uno stimolo a fare meglio. È una persona che stimo e rispetto. Chi si esprime come mi sto esprimendo io - dando un giudizio e dicendo io voterò si - deve sottoporsi anche alle critiche di chi la pensa diversamente. 

Io rispetto la sua critica, ma non è che per non farsi criticare bisogna fare come Ponzio Pilato, bisogna assumersi la propria responsabilità. 

Io a differenza di tanti miei ex colleghi magistrati non ho fatto solo il magistrato e posso assicurarle che, quando si entra in un’aula di giustizia, dipende dalla giacchetta che si ha addosso per sentirti più o meno tranquillo.

D: Secondo lei alla giustizia italiana in questo momento cos’altro manca?

R: Risorse umane, mezzi finanziari e strutture adeguate. Questo manca, bisogna ridurre il numero dei fascicoli e dare più certezza del diritto.  Questa è un’ingiustizia che va riparata attraverso leggi ordinarie e provvedimenti ordinari. 

 

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