06 Nov, 2025 - 16:31

“Voglio scontare la pena”: Riccardo Chiaroni rinuncia all’Appello dopo la strage di Paderno Dugnano

“Voglio scontare la pena”: Riccardo Chiaroni rinuncia all’Appello dopo la strage di Paderno Dugnano

Qualcuno lo ha paragonato a Filippo Turetta, che nel novembre 2023 uccise l'ex fidanzata Giulia Cecchettin nel Veneziano. Come il 23enne, Riccardo Chiarioni - oggi 19enne, già condannato per aver ucciso i genitori e il fratellino a Paderno Dugnano - ha infatti deciso di non impugnare la sentenza di primo grado e scontare la pena che gli è stata inflitta. "Si sta rendendo conto di quello che ha fatto e vuole proseguire il percorso di cura e studi", ha fatto sapere il suo avvocato, Amedeo Rizza, annunciando la decisione.

Riccardo Chiarioni ha rinunciato all'Appello

La scelta di Chiarioni, formalizzata nei giorni scorsi, segna un punto di svolta per la vicenda, almeno dal punto di vista processuale. Il ragazzo, all'epoca dei fatti 17enne, era stato condannato nel giugno 2025 a 20 anni di reclusione, la massima pena prevista nel rito abbreviato per i minorenni. 

Secondo quanto riferito dal suo legale, "si sta rendendo conto di quanto ha compiuto e vuole espiare la sua pena. Intende proseguire il percorso di cure e di studio universitario che ha intrapreso durante la detenzione e, quando sarà, iniziare una nuova vita".

Da qui la volontà di accettare la condanna, senza impugnare la sentenza. Anche se, tecnicamente, ha aggiunto il legale, ce ne sarebbero stati i presupposti giuridici, poiché il Tribunale non aveva riconosciuto "la seminfermità mentale" suggerita invece dalla perizia psichiatrica del professor Franco Martelli.

La strage di Paderno Dugnano nell'agosto 2024

Nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2024 Chiarioni massacrò i genitori Daniela e Fabio e il fratellino di 12 anni, colpendoli con oltre 100 coltellate all'interno della villetta di famiglia a Paderno Dugnano, nel Milanese.

Dopo la mattanza, rimase sul posto, aspettando l'arrivo dei carabinieri, che lo trovarono in uno stato di apparente calma. Qualche ora dopo, durante un lungo interrogatorio, confessò il triplice omicidio, senza fornire tuttavia alcun movente preciso. 

Avrebbe poi sostenuto di aver agito perché voleva "vivere in libertà, senza vincoli". Nelle motivazioni della prima sentenza, la giudice Paola Ghezzi ha scritto che era guidato da un "pensiero bizzarro",

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il desiderio di raggiungere una sorta di immortalità attraverso l'eliminazione della propria famiglia.

Per il Tribunale, agì con piena lucidità e controllo, dopo aver premeditato di uccidere. 

Un servizio della trasmissione Rai "La Vita in Diretta" sulla strage - 30 settembre 2025.

La condanna di primo grado e la detenzione

Quella sera Riccardo e i suoi familiari avevano partecipato a una festa. Al ritorno, il 17enne si scagliò prima contro il fratellino, nel sonno, poi contro i genitori intervenuti a salvarlo. In un primo momento, disse di aver accoltellato solo il padre, poiché lui a sua volta se l'era presa con la moglie e il figlio minore.

Ora il giovane è detenuto presso l'Istituto penale minorile di Firenze, dove ha sostenuto la maturità scientifica e iniziato un percorso di studi universitari e una serie di incontri terapeutici. Secondo il suo avvocato, sarebbe nata in lui la voglia di "riparare", per quanto possibile, agli effetti - devastanti - delle proprie azioni.

Con la rinuncia all'Appello, la condanna a 20 anni di reclusione diventa definitiva. Stessa cosa vale per Turetta. Proprio oggi la Procura ha fatto sapere di non voler impugnare la sentenza di primo grado, rendendo definitivo l'ergastolo. 

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