La Procura generale presso la Corte d'Appello di Venezia non impugnerà la sentenza con cui Filippo Turetta - reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 tra Vigonovo e Fossò, nel Veneziano - è stato condannato all'ergastolo.
Scelta che, dopo la rinuncia al ricorso da parte dello stesso imputato, motivata in una lettera scritta in carcere nelle scorse settimane, chiude di fatto la vicenda processuale. Permettendo alla famiglia della vittima, secondo l'avvocato Stefano Tigani, di "voltare pagina", "senza riaprire vecchie ferite".
La decisione della Procura di non procedere con l'impugnazione segue quella di Turetta, che qualche giorno fa, attraverso una missiva, aveva fatto sapere alle Procure titolari del caso di essere "sinceramente pentito" e di voler accettare la condanna senza ricorrere in Appello e senza contestare, quindi, l'aggravante della premeditazione, da sempre messa in discussione dalla sua difesa.
L'udienza prevista per il 14 novembre prossimo, di conseguenza, non si terrà: il processo può dirsi chiuso e la condanna all'ergastolo definitiva. "La responsabilità per il reato rimane accertata, come accertata rimane l'aggravante - gravissima - della premeditazione. Possiamo finalmente voltare pagina, senza che si riaprano vecchie ferite", commenta l'avvocato Tigani.
Con i colleghi Nicodemo Gentile e Piero Colucci, il legale rappresenta i familiari della giovane uccisa con 75 coltellate. Che avevano chiesto, in primo grado, il riconoscimento delle circostanze della crudeltà e degli atti persecutori, poi escluse.
Interrogato al riguardo, Tigani dichiara: "Non resta alcun rammarico per il mancato riconoscimento, altrimenti non avremmo accolto con serenità la decisione della Procura. Sappiamo tutti che tipo di atti ha posto in essere Turetta, anche senza riconoscimenti formali".
"Sappiamo come sono andate le cose, quindi siamo sereni", aggiunge. "Per quanto riguarda lui (Turetta, ndr), se il suo percorso sarà positivo, avrà accesso a tutti i benefici penitenziari possibili e immaginabili. È giusto che faccia la sua vita".
Nel novembre 2023, Turetta aggredì Giulia, che lo aveva lasciato per costruirsi una nuova vita, dopo averla accompagnata al centro commerciale e averla sequestrata in auto. Successivamente, scaricò il suo corpo nei pressi del lago di Barcis, in provincia di Pordenone, iniziando una lunga fuga verso l'estero.
Fu fermato una settimana dopo in Germania e confessò tutto. Attualmente è detenuto nel carcere di Montorio Veronese e si dice "dispiaciuto". "Mi pento ogni giorno di quello che ho fatto", si legge nella sua lettera. E ancora:
Gino Cecchettin e i figli, Davide ed Elena, continueranno a battersi - attraverso la Fondazione che porta il nome della giovane - affinché episodi simili possano non accadere mai più. "Un'ulteriore battaglia giudiziaria avrebbe solo allungato i tempi, portato altra sofferenza. C'è già un ergastolo, c'è già un fatto compiuto in maniera orribile, acclarato, spregevole. Accettare la decisione presa è una questione di buon senso", conclude Tigani.
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