Nel novembre 2025, la trentesima Conferenza delle Parti (COP30) sui cambiamenti climatici si svolge a Belém, una città immersa nella foresta amazzonica brasiliana. Questo evento globale rappresenta un momento cruciale in cui i leader mondiali si riuniscono per ridefinire gli impegni sul clima. In un momento in cui la lotta contro il riscaldamento globale è urgente, la COP30 si presenta come un banco di prova per una nuova leadership climatica, in cui i paesi emergenti, in particolare i BRICS, stanno guadagnando terreno rispetto all’Occidente.
La COP30 si tiene a Belém il 6 e 7 novembre 2025. Quest'anno, al vertice dei leader mondiali, è atteso un numero più basso di partecipanti rispetto alle edizioni precedenti. Il Brasile, con il presidente Lula da Silva, ospita e guida i lavori.
Tra gli assenti di rilievo, il presidente americano, Donald Trump. Gli Usa hanno già annunciato che non ci sarà alcun alto rappresentante a seguito del ritiro dall'accordo di Parigi. Anche il presidente cinese, Xi Jinping, non parteciperà personalmente, ma sarà sostituito da una delegazione.
Il Brasile vuole dare un forte segnale politico e ambientale. La conferenza arriva in un momento in cui il mondo deve invertire la tendenza al riscaldamento globale, la cui soglia critica è indicata in +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Il vertice dei leader è considerato cruciale per definire impegni su mitigazione, adattamento e finanziamenti climatici ai paesi in via di sviluppo.
Uno degli aspetti più significativi e meno discussi della COP30 è il simbolico passaggio della leadership ambientale globale dall’Occidente al blocco dei paesi emergenti.
I paesi BRICS, negli ultimi anni, hanno assunto un ruolo sempre più centrale nelle politiche climatiche globali, non solo come principali emettitori di CO2, ma anche come protagonisti di iniziative per la transizione energetica.
La Cina ha compiuto grandi progressi, riducendo significativamente le proprie emissioni e investendo massicciamente nelle energie rinnovabili.
Al contempo, i BRICS cercano di costruire una nuova architettura finanziaria e politica climatica autonoma dagli schemi occidentali, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile che integra equità sociale e protezione ambientale.
Questo spostamento di potere rappresenta una sfida per i leader occidentali, che stanno subendo anche colpi interni, come l’abbandono dell’accordo di Parigi da parte degli Stati Uniti e difficoltà politiche in Europa.
Il gruppo BRICS, comprendente economie in rapido sviluppo e importanti risorse naturali, sta rafforzando il proprio impegno verso una politica climatica più autonoma e concreta.
Oltre ad aver puntato sull’energia pulita e la riduzione della dipendenza da combustibili fossili, i BRICS lavorano per integrare i piani climatici all’interno delle loro strategie di sviluppo economico e sociale. Da questo punto di vista rappresentano un blocco importante per contrastare le politiche dei paesi occidentali.
I BRICS stanno promuovendo investimenti in tecnologie verdi, regolamentazioni più severe sulle emissioni e programmi di adattamento agli effetti del cambiamento climatico, con particolare attenzione a come queste misure possano favorire la crescita e l’inclusione sociale.
Questi paesi rappresentano anche una sorta di costruttore di ponti con il Sud globale.
Anche il paese ospitante, in questo caso il Brasile, ha un’importanza particolare. Secondo quanto riportato da Reuters, ha offerto cabine gratuite sulle navi da crociera alle nazioni più povere, in un tentativo dell’ultimo minuto di garantire la loro partecipazione.
La loro visione clima-centrica mira a superare il modello estrattivo e inquinante tipico della vecchia industrializzazione occidentale, con un approccio più equilibrato, giusto e in armonia con la natura.
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