Lo scorso 5 novembre Alex Bonucchi avrebbe compiuto trent'anni. Ne aveva appena 25 quando, il 4 gennaio 2021, morì a causa di una folgorazione dopo essere uscito dalla piscina dell'hotel Amsterdam di Rouïba, alla periferia di Algeri, ed essere entrato in contatto con un cavo elettrico scoperto.
Originario di Mirandola, in provincia di Modena, il giovane si trovava all'estero come dipendente della ditta Sacmi Forni di Imola. Sognava "di sposarsi e avere una famiglia", racconta la madre, Barbara Degli Esposti, che insieme al padre Claudio ha portato avanti una lunga battaglia per la verità e la giustizia.
Il 9 novembre 2025 la Corte d'Appello algerina ha condannato per omicidio colposo la società che gestisce la struttura in cui Alex soggiornava, prevedendo da parte sua il pagamento di una multa di 200.000 dinari (circa 1.334 euro) e un risarcimento di 8 milioni di dinari (poco più di 53mila euro) per i genitori della vittima.
La decisione arriva dopo la riapertura del caso ordinata dalla Corte Suprema, che - anche grazie all'intervento del Ministero degli Esteri italiano - aveva annullato la precedente assoluzione del rappresentante dell'hotel. "Sono soddisfatta a metà - spiega Barbara - Non voglio sembrare venale, ma 53mila euro mio figlio, come trasfertista, li guadagnava in sette mesi".
"L'Algeria è un Paese povero, certo, ma Alex era italiano e io e suo padre abbiamo dovuto pagare di tasca nostra voli, alberghi e spese legali - aggiunge -. Siamo felici che la giustizia abbia riconosciuto la responsabilità dell'hotel, anche perché il caso era praticamente chiuso e riuscire a riaprirlo non era scontato".
Tuttavia, si aspettavano che anche i titolari della struttura venissero condannati. "Un hotel non può andare in galera. Nostro figlio è morto, e chi è davvero responsabile è ancora libero. Siamo felici ma anche amareggiati, insomma. Da una parte ci sembra l'ennesima presa in giro, un contentino".
Quando hanno ricevuto la notizia, i genitori di Alex stavano festeggiando il suo trentesimo compleanno. "Avevo organizzato, come ogni anno, una festa per ricordarlo insieme ad amici e parenti - racconta la madre - Mi ha chiamato il mio avvocato, Meziane Aliane, e mi ha detto: 'Signora, abbiamo vinto!'. Ho urlato, ho pianto, ho riso. È stato come se lui fosse lì con noi".
Barbara non intende fermarsi. Tra i suoi prossimi obiettivi c'è il recupero degli organi del figlio: il cuore e il polmone destro, trattenuti in Algeria per accertamenti e mai ridati alla famiglia.
"Tornerò lì per andare al cimitero in cui sono stati seppelliti e chiedere che mi vengano riconsegnati - racconta - Capisco che probabilmente non è rimasto nulla, ma voglio almeno la sabbia che li copriva".
"Voglio che nulla di mio figlio resti laggiù, tanto meno il suo cuore. Per quanto mi riguarda, sono orgogliosa, per non aver mai mollato. Non mi sono arresa e non lo farò di certo adesso", conclude.
Riservando un pensiero e un ringraziamento a tutti coloro che in questi anni le sono stati vicini, "a partire dal criminologo Michel Emi Maritato, l'avvocata Carlotta Toschi e l'onorevole Stefania Ascari (M5S), fino al ministro Tajani".
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