Tutti dovrebbero avere il diritto di parlare: è sancito all'articolo 3 della Costituzione italiana quando proclama che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Ma Marco Travaglio ha notato che purtroppo non è così.
Si prenda il caso di Angelo D'Orsi, ad esempio.
L'altro giorno, l'ex docente di Storia del pensiero politico presso l'Università di Torino dove ha insegnato per 46 anni, doveva tenere una conferenza nel capoluogo piemontese dal titolo "Russofobia, russofilia, verità" al Polo del 900.
Ma, dato anche che doveva essere accompagnato dal giornalista filo-Putin e anti-Mattarella Vincenzo Lorusso, dopo le proteste di Carlo Calenda, di Pina Picierno e dei Radicali, il silenzio "complice" di Elly Schlein e l'attivismo del sindaco Stefano Lo Russo, ha dovuto rinunciare all'appuntamento.
D'Orsi, naturalmente, ha la grave colpa di non pensarla come loro sul conflitto in Ucraina, ha sottolineato Travaglio.
Il direttore del Fatto Quotidiano, quindi, in uno dei suoi editoriali in prima pagina, ha attaccato a testa bassa chi, in maniera più o meno diretta, ha tappato la bocca a chi ha un'opinione diversa da quella del mainstream sulla guerra in Ucraina.
Il caso che ha armato la penna di Travaglio è stato quello del professor Angelo D'Orsi che, nonostante un curriculum di ottimo livello, con oltre 50 volumi tradotti all'estero, biografie su Gramsci, Ginzburg e Gobetti, nonostante sia stato il fondatore e il direttore di riviste scientifiche e abbia collaborato con diversi giornali, non ha potuto tenere una conferenza sulla Russia a Torino.
Ecco il punto: nel capoluogo piemontese, non a Mosca. Dove, chi gli ha impedito di parlare lamenta la cancellazione della libertà di pensiero e di parola.
Travaglio ormai ha perso le speranze nei confronti di Carlo Calenda e Pina Picierno. Per questo, allora, si è scagliato contro Mattarella e Elly Schlein, colpevoli di non dire una parola sul caso D'Angelo.
Per il direttore del Fatto, la mobilitazione è stata finalizzata a tappare la bocca a un prof che "minacciava di dire cose sgradite ai mobilitati, anche se nessuno ancora le conosceva".
Ma tant'è: D'Orsi è stato censurato "proprio come fanno le autocrazie e come la Costituzione proibisce di fare... Mica siamo in Russia!"
Fatto sta che Travaglio non ha sentito nemmeno una voce levarsi a difesa del principio di libertà di parola. Per questo ha messo nel mirino anche Mattarella:
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