Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi venne trovata morta nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Il fidanzato della vittima, Alberto Stasi, è stato condannato per il delitto con sentenza definitiva a 16 anni di reclusione.
Da marzo 2025, a distanza di 18 anni, le nuove indagini della Procura di Pavia hanno aperto scenari diversi, con l'iscrizione sul registro degli indagati di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
Un evento che ha riacceso l’interesse e le discussioni su un caso controverso, ancora pieno di dubbi, segnato da diversi errori nelle indagini iniziali come evidenziato da Carmelo Lavorino, investigatore e criminologo, intervistato da Tag24.
Carmelo Lavorino, criminologo esperto che segue il caso fin dal 2007, ha denunciato numerose criticità, dal modo di condurre le indagini fino alla contaminazione della scena del crimine da parte dei soccorsi.
«Nel settembre del 2007 pubblicai sulla mia rivista Detective in Crime un’analisi dove sostenevo che Alberto Stasi fosse innocente e spiegavo tutti gli errori di quelle indagini. L’impianto accusatorio era fallace e vuoto. Ho sempre criticato la superficialità, la scelta di convergere su una pista unica dimenticando di indagare altre tracce investigative, criminologiche e forensi».
Sul comportamento di chi dirigeva le indagini scientifiche, Lavorino ha evidenziato come si tendesse soltanto a confermare la colpevolezza di Stasi, puntando il dito contro Luciano Garofano, all'epoca comandante dei RIS di Parma.
«Il comandante Luciano Garofano, a mio avviso, invece di cercare la prova scientifica, si metteva a confermare l’ipotesi della Procura. Questo è gravissimo, perché la Polizia Scientifica deve essere imparziale e rigorosa. Naturalmente l'ho criticato molto per il fatto che nel 2017, dopo che si era messo in pensione, sia diventato consulente per Sempio. Anche questo è grave, in quanto lui stesso ha dichiarato di aver accettato l'incarico perché, essendo convinto della sua innocenza, in tal modo avrebbe dimostrato la bravura e l'esattezza del lavoro contro Stasi».
Il criminologo sottolinea, inoltre, come i primi soccorritori, arrivati nella villetta dei Poggi, abbiano inquinato la scena «spostando mobili e il corpo senza le precauzioni adeguate. Anche se i RIS sono poi intervenuti isolando tutto, il danno era fatto. Tutto è stato orientato a provare la colpevolezza di Stasi, mentre altre piste sono state trascurate».
Lavorino esprime anche il suo punto di vista sull'indagine a carico di Sempio.
«Non so se sia colpevole o innocente. È giustissimo indagare nella sua direzione, laddove ci siano degli elementi di sospetto che, da una parte, riguardano il tentativo di contattare in maniera ancora non chiara casa Poggi; dall'altra la presenza del suo DNA sulla scena del crimine, proprio sul corpo della vittima, e poi con l'ipotesi dell'impronta 33. Non dobbiamo però dimenticare tutti gli altri scenari e tutte le altre persone che avrebbero potuto accedere alla villetta ed essere ricevute da Chiara».
Sul tipo di arma usata, Lavorino offre una descrizione dettagliata, parlando di un oggetto con «un’estremità pesante e un manico corto. Le ferite nette e massacranti sul cranio indicano un oggetto contundente con spigoli netti, escludendo armi tonde come bastoni. Potrebbe trattarsi di un attrezzo da lavoro o sportivo, qualcosa che l’aggressore portava con sé».
Sul movente e la dinamica dell'aggressione, il criminologo non ha dubbi.
«Non penso a un omicidio premeditato, ma a un omicidio d’impeto, una perdita di controllo. L’assassino ha colpito in più zone, creando un overkilling diluito nel tempo e nello spazio, con una forte carica distruttiva».
lavorino ha ragione il garofano ha sbagliato tutto in molti casi , meno male che sta in pensione il vecchietto
diciamo pure che il garofano non ci ha capito unucazzu e ha fatto arrestare un innocente, tzroppo esaltato
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