Nella puntata di Report andata in onda ieri, 9 novembre 2025, Sigfrido Ranucci ha mandato in onda una serie di messaggi privati attribuiti a Giorgia Meloni, scatenando un vero e proprio braccio di ferro tra il programma di inchiesta e la leader politica.
La pubblicazione di queste conversazioni ha acceso un acceso confronto tra giornalismo e politica, con accuse di violazione della privacy da parte di Meloni e dei suoi alleati, e la difesa serrata di Ranucci sulla legittimità del materiale e sull’interesse pubblico che giustificherebbe la diffusione.
La telefonata di solidarietà che il presidente del Consiglio ha fatto al giornalista all'indomani dell'attentato subito sembrava potesse instaurare un nuovo clima, più collaborativo e rispettoso dei rispettivi ruoli. E invece...
Report ieri ha mostrato i messaggi intercorsi tra Giorgia Meloni e Antonio Ghiglia, con contenuti che riguardano critiche interne al governo e alla gestione politica del Green Pass.
Ranucci ha chiarito che i messaggi trasmessi non sono intercettazioni abusive, ma sono stati forniti volontariamente da Ghiglia all’ufficio di Report, che li ha trascritti e ricostruiti fedelmente.
Il programma ha puntato il dito sulla presunta mancanza di imparzialità e autonomia dell’Ufficio del Garante della Privacy, denunciando conflitti di interesse e decisioni politiche che avrebbero compromesso la trasparenza e la corretta gestione delle autorità pubbliche.
Il caso ha inoltre "regalato" spunti su come vengano gestiti i costi e le sanzioni a grandi aziende come Meta, rilevando potenziali danni erariali.
La diffusione dei messaggi privati fa discutere molto in termini di legalità. Secondo quanto emerge dalle norme italiane e dai recenti interventi del Garante della Privacy, la pubblicazione è consentita se rispetta alcune condizioni restrittive: l’interesse pubblico dell’informazione deve prevalere sulla tutela della privacy, e il materiale non deve essere stato ottenuto illegalmente.
In questo caso, Ranucci ha insistito che i messaggi sono stati dati spontaneamente da Ghiglia e non intercettati abusivamente, sostenendo quindi che la pubblicazione è legittima poiché rilevante per l’opinione pubblica.
Tuttavia, il contesto politico ha sollevato dubbi e contestazioni, specie dai rappresentanti della maggioranza, che la considerano una "violazione palese della Costituzione" e delle leggi a tutela della democrazia, qualificando l’operato di Report come un pericoloso precedente.
Il confronto tra Report e Giorgia Meloni ha assunto, così, inevitabilmente, i connotati di uno scontro politico oltre che giornalistico.
Da un lato, Report si posiziona come baluardo del giornalismo d'inchiesta, difendendo la necessità di mostrare ai cittadini dinamiche politiche e scelte spesso poco trasparenti, nonché presunti abusi di potere anche tra gli organi di controllo.
Dall’altro, Meloni e i suoi sostenitori denunciano un attacco strumentale, una mossa politica mirata a delegittimare il governo attraverso metodi non consentiti.
Questa tensione ha fatto emergere anche le pressioni che la trasmissione Rai subisce da parte di esponenti governativi, nonché le numerose denunce e azioni legali mosse contro Report negli ultimi anni.
Il dibattito resta dunque aperto tra il diritto alla libertà di informazione e il rispetto della privacy e delle regole democratiche.
Anche se Elly Schlein è stata più che mai tranchant: la segretaria del <pd ha chiesto le dimissioni di tutti i componenti della Privacy.
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