La sera del 5 gennaio di quasi tre anni fa, uccise il vicino di casa Gezim Dodoli, che alla guida di una ruspa si era introdotto nel piazzale davanti alla sua abitazione, demolendo automobili e recinzioni, puntando direttamente contro le mura di casa.
Sandro Mugnai, fabbro originario di San Polo (Arezzo), è ora sotto processo con l'accusa di omicidio volontario, ma la pm Laura Taddei ha chiesto la riqualificazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa, riducendo - e di molto - la pena potenziale.
Tutto iniziò alla vigilia dell'Epifania del 2023, quando Dodoli, che abitava al piano inferiore del vecchio casale di proprietà della famiglia Mugnai, mise in moto una ruspa e la guidò contro la parte dell'immobile in cui il fabbro stava cenando con la famiglia: sette persone in tutto, tra cui la moglie, il figlio, la madre anziana, il fratello e la cognata. Mugnai intimò al vicino di fermarsi, ma di fronte alla minaccia - percepita come immediata - di un crollo dei muri della casa, impugnò la sua carabina da caccia e sparò sei colpi, due dei quali furono fatali a Dodoli.
Nell'immediatezza dei fatti, Mugnai fu arrestato per omicidio volontario, ma dopo un paio di giorni la gip, Giulia Soldini, ne ordinò la scarcerazione, riconoscendo la legittima difesa. Successive indagini sembrarono confermare l'ipotesi di un eccesso colposo.
La Procura però disse "no", puntando all'omicidio. Ora l'ennesimo di colpo di scena, con la richiesta, da parte della pm Laura Taddei, di riqualificare il reato e condannare l'uomo a 4 anni di reclusione. Pena ben più lieve di quella prevista in caso di condanna per omicidio.
Un sospiro di sollievo per Mugnai e per la sua difesa, rappresentata dagli avvocati Piero Milena Graverini e Marzia Lelli, che hanno sempre puntato a un'assoluzione per legittima difesa piena. Secondo loro, in pratica, l'uomo agì per preservare l'incolumità dei suoi cari.
Così Sandro Mugnai raccontava alla trasmissione Rai "La Vita in Diretta" quanto accaduto davanti alla sua abitazione di San Polo, ad Arezzo - 12 gennaio 2023.
Ricostruzione in parte riconosciuta ora da Taddei: Mugnai avrebbe esploso i primi colpi per "protezione". Salvo poi esagerare, sparando altri proiettili contro Dodoli "quando il mezzo stava già arretrando".
La prossima udienza sarà dedicata alle arringhe difensive, poi, entro la fine del mese, dovrebbe arrivare il verdetto. Intanto, il caso continua a dividere l'opinione pubblica, come fece già nei primi giorni, quando il generale Vannacci si recò a casa dell'artigiano per esprimergli solidarietà.
Come lui, c'è chi lo difende a spada tratta, sostenendo che si sia stato spinto dal sentimento di "esasperazione" provato poiché col vicino i rapporti erano tesi da tempo. Altri si schierano invece dalla parte della vittima. Saranno i giudici a decidere e a mettere la parola "fine" al dibattito.
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