11 Nov, 2025 - 19:10

Garlasco, parla l'avvocato Lovati: "Non temo le minacce. Sempio e Stasi? Innocenti. L'ho sognato"

Garlasco, parla l'avvocato Lovati: "Non temo le minacce. Sempio e Stasi? Innocenti. L'ho sognato"

Prima una lettera anonima di minacce nascosta sotto lo zerbino davanti al suo studio, poi le dichiarazioni di un testimone che avrebbe origliato una conversazione telefonica tra lui e il suo ex assistito Andrea Sempio, durante la quale egli avrebbe urlato a quest'ultimo: "Sei un assassino". 

L'avvocato Massimo Lovati, in teoria uscito dalle indagini sul delitto di Garlasco con la revoca del mandato difensivo - affidato da Sempio, attuale indagato, a Liborio Cataliotti, che affianca la legale Angela Taccia - continua a far parlare di sé. Ecco cosa ha detto in un'intervista a Tag24.

Le minacce e il nuovo testimone, Lovati: "Non temo nessuno"

Nella lettera ricevuta da Lovati, mostrata in tv dall'avvocato Fabrizio Gallo - che lo assiste in merito alla querela dei familiari del professor Giarda e ai dossier disciplinari aperti nei suoi confronti dall'Ordine degli Avvocati di Pavia - c'è scritto, con lettere ritagliate da giornali, "L'è mei che ra sta ciu", ovvero "È meglio che stai zitto".

Un messaggio che ha tutta l'aria di essere un'intimidazione, ma che l'avvocato minimizza. "Credo sia rivolto a me, ma non mi spaventa. Non ho nemici dichiarati, e se si tratta solo di bigliettini o altri piccoli gesti, me ne frego", afferma. "Sotto lo zerbino mesi fa avevano già lasciato bucce d'arancia, forse è la stessa persona".

Non sa dire chi sia. "Qualcuno di invidioso, magari", sostiene. "Qualcuno che vuole apparire". Cosa che pensa anche del testimone che nelle scorse ore si è fatto avanti con dei giornalisti, rivelando di aver sentito il legale dire a qualcuno "Sei un assassino" pochi giorni prima che uscisse la notizia del Dna rinvenuto sui margini ungueali di Chiara Poggi.

Dna attribuito dalla difesa di Alberto Stasi, unico condannato per il delitto, e dalla Procura, proprio ad Andrea Sempio. "Forse è la stessa persona della lettera", le parole di Lovati. Che aggiunge: "È una falsità, comunque. Non ho mai telefonato a Sempio, ci siamo sempre sentiti pochissimo. Vogliono solo screditare me e il mio lavoro".

Sulla corruzione e i soldi ricevuti dalla famiglia Sempio

Sull'inchiesta per corruzione in atti giudiziari aperta a Brescia e su una sua possibile convocazione in Procura, Lovati afferma: "Non andrò dal pm spontaneamente, come l'avvocato Gallo aveva ipotizzato". Se dovessero convocarlo, si presenterà, certo. "Altrimenti meglio che stiano alla larga", dice, schietto.

Nelle scorse settimane, interrogato sui soldi prelevati in contanti dai familiari del suo ex assistito, aveva sostenuto che fossero per le spese legali. "I Sempio portavano i soldi allo studio di Soldani (che all'epoca era parte della difesa, ndr), io mi limitavo a dividere il mio terzo. Ho preso 15mila euro, loro due altri trenta. Fanno 45mila".

L'avvocato Soldani e l'avvocato Grassi - tirati in ballo - sostengono invece di non essere mai stati pagati da Andrea. E di aver accettato i rispettivi incarichi solo "per visibilità". Smentendo quindi la ricostruzione del legale. Che però a Tag24 sostiene: "Io ho sempre detto la verità". 

L'ipotesi dell'avvocato sull'omicidio di Garlasco: sogno o realtà?

Da quando il caso è stato riaperto, Lovati è sempre stato sotto i riflettori. Vuoi perché difendeva il protagonista della vicenda, l'attuale indagato. Vuoi per le sue dichiarazioni "sopra le righe". 

Come quella riguardante un sogno che avrebbe fatto sull'omicidio di Chiara. E che, in sostanza, gli avrebbe fatto comprendere che "la vittima era diventata scomoda e qualcuno voleva farla sparire".

Secondo lui, in pratica, a commettere il delitto non sarebbe stato Sempio, tantomeno Stasi, bensì "un'organizzazione criminale". "Sono entrambi innocenti", dichiara. "E la questione del Dna è una barzelletta"

"Non è comparabile, come non lo era nel 2017. Gli inquirenti dicono di avere nuove tecnologie, ma io di queste nuove tecnologie diffido". A una domanda sulla nuova linea difensiva di Sempio, infine, risponde: "Non la condivido".

"Non avrei portato Sempio dalla Cattaneo per le misurazioni antropometriche, ad esempio, come feci per il test del Dna prima della richiesta del giudice e per l'interrogatorio. Con l'accusa non si collabora". 

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