12 Nov, 2025 - 10:56

La sinistra "tradisce" il ceto medio? Chiama "ricchi" impiegati e lavoratori e poi rilancia la "patrimoniale rossa"

La sinistra "tradisce" il ceto medio? Chiama "ricchi" impiegati e lavoratori e poi rilancia la "patrimoniale rossa"

A infiammare il dibattito politico dell’ultima settimana ci ha pensato la polemica sul taglio dell’Irpef per il ceto medio e il dibattito sull’introduzione della famigerata patrimoniale.

Il centrosinistra ha, infatti, accusato il governo di fare un regalo ai ricchi con il taglio delle tasse per i redditi fino a 50mila euro, ma questa critica si è subito rivelata un clamoroso autogol di cui ha immediatamente approfittato il governo. 

Bastava, infatti, fare due conti per scoprire che a beneficiare della riduzione fiscale prevista nella manovra di bilancio non sono i ricchi, ma i lavoratori del ceto medio, con stipendi tra 2.000 e 2.500 euro al mese. 

La domanda, quindi, sorge spontanea: per il centrosinistra italiano chi oggi in Italia vive con un stipendio di 2000 euro netti al mese può considerarsi ricco? 

Evidentemente sì. Non solo: mentre il Pd insiste nel dipingere il taglio come un privilegio per le fasce alte, una parte del centrosinistra porta avanti anche la proposta di una patrimoniale che colpirebbe pesantemente proprio questo stesso ceto medio, facendo saltare ogni facciata di tutela e solidarietà.

La sinistra spara a zero sul taglio Irpef ma colpisce il ceto medio

Il tema del taglio Irpef ha scatenato un fuoco di fila da parte del centrosinistra, che lo ha definito un regalo ai ricchi, basandosi sulla lettura di dati e simulazioni dell'Istat.

Diversi esponenti del Pd l’ha attaccata come una misura “modesta e mal congegnata”, che non aiuta davvero chi è in difficoltà, ma favorisce redditi più elevati. 

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Giorgetti insiste nel dire che la manovra 2026 difende il ceto medio. Peccato che il ceto medio non sembri essersene accorto: gli stipendi valgono meno, il carrello della spesa pesa di più e le liste d’attesa nella sanità si allungano. Questa non è una difesa, ma somiglia piuttosto a una ritirata in buon ordine. 

Dice il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia.

Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti che il secondo scaglione Irpef ridotto al 33% riguarda lavoratori e famiglie con redditi medi, che spesso non superano i 2.000-2.500 euro netti mensili.

Giancarlo Giorgetti ha denunciato questa narrativa come “grottesca”, sottolineando che presentare lavoratori con questi stipendi come “ricchi” è un’offesa alla realtà e alle famiglie italiane.

Patrimoniale, il centrosinistra che taglia le gambe al ceto medio

Mentre il centrosinistra si perde nelle sue accuse, in realtà vorrebbe infliggere un danno ben più grave al ceto medio con la proposta di introdurre una tassa patrimoniale straordinaria, rilanciata dal leader della Cgil Maurizio Landini e sostenuta da PD e Avs. 

Questa tassa, presentata come uno strumento di giustizia sociale, potrebbe trasformarsi, però, in un duro colpo per i piccoli risparmiatori, le imprese familiari e chi con fatica ha costruito una casa e un patrimonio modesto. 

Non è un caso che la proposta sia stata definita dal governo e da Giorgia Meloni come un tabù: “Con la destra al governo la patrimoniale non vedrà mai la luce”.

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Noi diciamo chiaramente e nettamente che quando ci sono enormi ricchezze, enormi patrimoni, si può intervenire per redistribuire nel segno dell'interesse collettivo. La presidente del consiglio Meloni dice che finché ci sono loro nessuna redistribuzione sarà possibile, e ne vediamo le conseguenze.

Ha dichiarato, invece, ieri, il leader di Avs Nicola Fratoianni.

Il paradosso è evidente: il centrosinistra attacca un taglio che aiuta concretamente il ceto medio, accusandolo di favorire i “ricchi”, mentre propone una patrimoniale che rischia di colpire proprio quella classe media lavoratrice, che già si sente stretta da tasse e burocrazia. 

Il centrosinistra regala a Meloni la vittoria sulla patrimoniale

No al taglio delle tasse al ceto medio e introduzione della patrimoniale si sono rivelati due clamorosi autogol per il centrosinistra che sembra aver perso pericolosamente il polso del Paese reale.

Avrebbe potuto scegliere di attaccare il governo Meloni sull’aumento delle tasse, dal momento che la pressione fiscale ha raggiunto il livello più alto degli ultimi anni.

Un terreno fertile per l’opposizione che avrebbe potuto incalzare il governo proprio su questo punto, ovvero l’aumento delle tasse con la destra al potere. Invece, una parte della sinistra ha preferito puntare tutto sul taglio dell’Irpef per il ceto medio e rilanciare la patrimoniale, spostando il dibattito su un terreno che Meloni ha saputo sfruttare abilmente per presentarsi come la paladina che protegge i cittadini dalla tassazione.

 

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