La crescente tensione tra gli Stati Uniti e il Venezuela ha raggiunto un nuovo livello critico.
La campagna militare promossa dall'amministrazione Trump contro presunte attività illecite nella regione caraibica, in particolare vicino alle coste venezuelane, ha provocato una reazione da parte di coloro che collaborano con Washington nella lotta al narcotraffico e per la sicurezza regionale.
Regno Unito, Colombia e altri partner hanno deciso di sospendere la condivisione di intelligence con gli Stati Uniti. Questa decisione segna una frattura significativa negli equilibri e rappresenta un duro colpo per la strategia di Trump nella regione dei Caraibi.
Secondo quanto riportato in un articolo esclusivo della CNN dell'11 novembre 2025, il Regno Unito ha smesso di condividere informazioni riservate con gli Stati Uniti riguardo a presunte imbarcazioni coinvolte nel traffico di droga nel Mar dei Caraibi.
Londra avrebbe ritenuto che gli attacchi militari statunitensi fossero illegali e di non voler essere complice di tali azioni, riporta la CNN citando fonti a conoscenza dei fatti. Il governo britannico avrebbe espresso preoccupazione che l’intelligence fornita potesse essere usata per selezionare obiettivi da colpire in modo letale.
La sospensione delle attività dei servizi di intelligence risalirebbe a oltre un mese fa.
L’interruzione di questa collaborazione indica un significativo allontanamento da una delle alleanze più strette degli Stati Uniti e rappresenta un chiaro segnale di disapprovazione verso la linea dura adottata da Washington. Le posizioni del governo britannico riflettono, inoltre, lo scetticismo di altri partner degli Stati Uniti.
Anche il Canada ha preso le distanze dalla campagna militare statunitense. Secondo quanto riferito dall’emittente americana, Ottawa intende proseguire la propria collaborazione con la Guardia Costiera. Tuttavia, il paese non vorrebbe che gli Stati Uniti utilizzassero le informazioni di intelligence per colpire imbarcazioni in attacchi mortali.
Anche la Bogotà ha deciso di interrompere la condivisione di informazioni con le agenzie statunitensi in risposta agli attacchi nelle acque caraibiche. La Colombia ha tradizionalmente collaborato con gli Stati Uniti su questioni di sicurezza ma la misura adottata rappresenta una rottura netta. Il presidente colombiano, Gustavo Petro, aveva già espresso critiche nei confronti della strategia americana.
Se da orden a todos los niveles de la inteligencia de la fuerza pública suspender envío de comunicaciones y otros tratos con agencias de seguridad estadounidenses. Tal medida se mantendrá mientras se mantenga el ataque con misiles a lanchas en el Caribe. La lucha contra las… https://t.co/IZRWiL4s6t
— Gustavo Petro (@petrogustavo) November 11, 2025
La situazione tra Stati Uniti e Venezuela si fa ogni giorno più tesa.
Le operazioni militari statunitensi nei Caraibi sono iniziate nell’agosto 2025, con un massiccio dispiegamento di navi da guerra, aerei da combattimento, sottomarini e migliaia di truppe al largo delle coste venezuelane.
Ufficialmente, Washington ha giustificato questa presenza come una missione per contrastare i cartelli della droga attivi nella regione, considerati una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense.
Gli Stati Uniti hanno già condotto attacchi contro imbarcazioni sospettate di traffico illecito di droga, bombardando diverse barche nella regione e causando almeno 76 morti. Nonostante queste azioni, finora non sono state fornite prove concrete che confermino che tutte le imbarcazioni colpite fossero effettivamente coinvolte nel narcotraffico.
Il presidente Trump ha già affermato che gli Stati Uniti si trovano formalmente coinvolti in un “conflitto armato non internazionale”, come indicato in un promemoria indirizzato al Congresso. Restano tuttavia dubbi sulla legittimità di questa posizione.
Il capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha dichiarato che gli attacchi violano il diritto internazionale e costituiscono “esecuzioni extragiudiziali”.
La questione resta controversa, alimentata dalle accuse del governo venezuelano, che sostiene che queste operazioni rappresentino un tentativo di rovesciare il presidente Nicolas Maduro.
L’11 novembre, il Pentagono ha confermato la presenza nel Mar dei Caraibi della portaerei USS Gerald R. Ford, la più avanzata della Marina statunitense. Maduro ha invitato alla difesa del paese e al rafforzamento della capacità militare nazionale.
La strategia militare aggressiva verso il Venezuela ha provocato una reazione a catena negativa. La crisi in atto nel Mar dei Caraibi e in Sud America non solo evidenzia l’alta tensione politica, ma mette in discussione l’efficacia stessa del modello interventista statunitense. Inoltre, le altre potenze mondiali osservano attentamente questa spirale di tensioni, con possibili ripercussioni sugli equilibri geopolitici globali.
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