Dall’inizio del 2025, con Donald Trump nuovamente al timone della leadership americana, gli occhi del mondo si sono focalizzati sulle mosse diplomatiche e strategiche degli Stati Uniti per risolvere la lunga e complessa guerra in Ucraina.
Sebbene le promesse di una soluzione rapida non si siano ancora concretizzate, l’amministrazione Trump ha costantemente cercato di rimodellare la geopolitica internazionale attraverso un approccio che combina fermezza, pragmatismo e negoziazioni multiformi. Questo nuovo corso, noto come "Pax Trumpiana", si propone di sanare conflitti storici con una visione che va oltre i tradizionali schemi della diplomazia, mantenendo però un saldo interesse per la salvaguardia della posizione statunitense nel mondo.
Donald Trump si è insediato nel gennaio 2025 e da allora l'amministrazione statunitense ha messo in campo un impegno diplomatico per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
Inizialmente, il presidente rivendicava di poter porre fine alla guerra in tempi brevissimi. Tuttavia, dopo circa 10 mesi dall'inizio del suo secondo mandato, la pace sembra ancora lontana.
La diplomazia statunitense in questi mesi ha evidenziato le profonde divergenze tra le parti. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, mira a raggiungere una “pace giusta” e quindi, prima di un accordo, vuole un cessate il fuoco. Invece, la Russia mantiene posizioni diametralmente opposte: prima desidera raggiungere un accordo e solo poi fermare i combattimenti.
Restano inoltre aperte questioni come l’adesione dell’Ucraina alla Nato e all’Unione europea, oltre alla gestione dei territori conquistati dalle forze russe.
Donald Trump, soprattutto in questo secondo mandato, si è proposto come un “pacificatore” di fronte a diversi conflitti scoppiati.
Mentre gli sforzi diplomatici non hanno dato i frutti sperati sulla guerra in Ucraina, il presidente americano ha rivendicato di aver posto fine a 6 conflitti nei primi 6 mesi del proprio mandato, poi a 7 in 7 mesi e in fine ad 8 in 8 mesi.
Per molti, si tratta di accordi che non garantiscono una pace duratura né soluzioni alle dispute, spesso secolari. Ma per Trump rappresentano comunque importanti tasselli. Così, porta la sua esperienza da imprenditore sulla scena internazionale e, oltre a essere un "pacificatore", diventa un negoziatore perenne.
La "Pax Trumpiana" si riferisce infatti ad una strategia di pace, proposta da Donald Trump, volta a porre fine a conflitti lunghi e complessi attraverso un approccio che combina potere, tecnologia, economia e negoziazioni pragmatiche. Non è solo una tregua, ma un piano che mira a riorganizzare le relazioni di potere nel contesto internazionale, salvaguardando gli interessi americani.
La "Pax Trumpiana" si distingue dalle altre storiche paci negoziate e punta a risolvere conflitti, come quello tra Russia e Ucraina, tramite strategie di pressione, concessioni reciproche e nuovi accordi commerciali e militari, con Trump che rimane centrale in queste dinamiche dietro le quinte.
Tornando alla guerra in Ucraina, il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha anche ristabilito le relazioni tra Washington e Mosca. Dopo un primo vertice con il presidente russo Vladimir Putin, avvenuto il 15 agosto 2025, era in preparazione un secondo incontro che però Trump ha annullato.
Un ulteriore inasprimento delle relazioni è arrivato con l’annuncio di sanzioni contro due colossi petroliferi russi, Lukoil e Rosneft.
Il presidente americano ha quindi smesso il suo impegno volto a porre fine al conflitto in Ucraina? No.
Parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, il 10 novembre, Trump ha dichiarato che il conflitto in Ucraina avrebbe potuto degenerare in una terza guerra mondiale se non fosse stato lui il presidente americano, e che ora, invece, la situazione non rappresenta più una minaccia di escalation in uno scontro su larga scala.
Trump ha infatti affermato di non voler combattere guerre altrui.
Anche se il suo isolazionismo si differenzia da quello classico, Trump mostra riluttanza a impegnarsi in conflitti militari.
“Ho fermato otto guerre negli ultimi nove mesi. Non voglio andare in guerra. Se fossi in guerra, la vinceremmo in fretta e sarebbe brutale. Ma sapete una cosa? Non voglio andare in guerra”, ha detto.
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