L’Europa si prepara a combattere la disinformazione con lo “Scudo di democrazia”, un progetto che promette di difendere le istituzioni dalle interferenze straniere. Tuttavia, la creazione di un centro europeo per il controllo dello spazio informativo solleva dubbi crescenti: difesa della verità o nuovo meccanismo di sorveglianza?
In risposta alle crescenti sfide delle democrazie europee, la Commissione Europea e l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza hanno lanciato il cosiddetto "European Democracy Shield".
Questa iniziativa nasce con l’obiettivo di rafforzare la resilienza democratica contro minacce come la disinformazione, le interferenze straniere e le campagne di manipolazione dell’informazione.
In un contesto di crescenti preoccupazioni per interferenze alle elezioni, l’iniziativa assume una rilevanza strategica anche per la sicurezza elettorale e il controllo sulle forme emergenti di manipolazioni digitali come i deepfake.
Al centro della proposta c’è la creazione del Centro Europeo per la Resilienza Democratica, che coordinerà lo scambio di informazioni e la cooperazione tra stati membri, paesi candidati e istituzioni UE.
L’iniziativa prevede un sistema di allerta precoce e una risposta rapida a crisi politiche, con intendimenti dichiarati di proteggere lo spazio informativo, rafforzare le istituzioni democratiche e incrementare l’impegno civico dei cittadini.
Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, ha espresso senza mezzi termini la percezione dell’iniziativa come un contrasto ai tentativi russi di polarizzare società europee, minare le istituzioni e corrompere il dibattito politico:
La partecipazione al programma è presentata come volontaria.
Nonostante le intenzioni dichiarate, la proposta del "Democracy Shield" ha suscitato numerose critiche e preoccupazioni sulla possibilità di censura e controllo politico travestiti da lotta alla disinformazione.
Una delle critiche più ricorrenti riguarda la linea sottile e spesso indistinguibile tra intervento per contrastare notizie false e limitazione della libertà d’espressione.
Sebbene il pacchetto sia presentato come una misura di trasparenza e rafforzamento della democrazia, alcuni osservatori temono che si possa trattare di un modello centralizzato di controllo dell’informazione, con potenziali ripercussioni sulla pluralità e l’indipendenza dei media.
In questo quadro, la messa in campo di una rete europea indipendente di fact-checkers e l’osservatorio sui media digitali sono strumenti chiave, ma non esenti da dubbi circa la loro reale autonomia e il rischio di abuso da parte di poteri politici.
Le critiche arrivano soprattutto da interlocutori più scettici verso ogni forma di controllo statale e da chi teme che l’UE possa imporre narrative europee come l’unica verità.
Il lancio ufficiale del "European Democracy Shield" il 12 novembre 2025 rappresenta una svolta nella strategia dell'Unione per combattere le minacce ibride alla democrazia ma lascia aperti molti interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza democratica e libertà civili.
Con l’avanzare del digitale, dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie di manipolazione delle informazioni, l’UE cerca di rispondere tempestivamente, ma la sfida rimane quella di preservare la libertà d’espressione come pilastro fondamentale di ogni democrazia.
Il futuro del “Democracy Shield” dipenderà molto dalla trasparenza delle sue applicazioni, dal rispetto delle diversità politiche e culturali europee, e dalla capacità di coinvolgere attivamente i cittadini nella difesa delle proprie libertà.
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