La nomina di Mia Diop a vicepresidente della Regione Toscana è stata presentata come una svolta significativa nel panorama politico non solo toscano.
A soli 23 anni, Mia Diop è stata scelta da Eugenio Giani come sua vice, diventando così la più giovane persona a ricoprire questo incarico.
La nomina è stata annunciata dopo la rielezione di Giani, al momento dell'annuncio della nuova giunta.
Ma davvero segna una volontà esplicita di puntare sul rinnovamento generazionale, sulla valorizzazione di nuove energie politiche nel governo regionale o è la più classica bandierina che la segretaria nazionale del Pd è riuscita a piantare in un governo locale?
"Diop e Schlein sono molto amiche", sussurrano le malelingue.
Mia Bintou Diop è nata a Livorno nel 2002 da madre italiana e padre senegalese e ha sempre mantenuto un legame forte con la sua città natale dove ha iniziato la sua esperienza politica come consigliera comunale.
Studentessa di Scienze Politiche, si è distinta per il suo impegno nelle tematiche sociali, in particolare su lavoro, ambiente, pari opportunità e diritti civili.
È un'attivista del Partito Democratico dal 2019 e ha già ricoperto ruoli importanti nella commissione urbanistica del comune di Livorno e nelle associazioni studentesche.
Ma non solo: ha lavorato come esperta di comunicazione e organizzazione eventi in campagne politiche di rilievo come quelle di Elly Schlein e Luca Salvetti, quest’ultimo sindaco di Livorno.
Grazie a queste esperienze, nel 2023, appena Schlein è diventata segretaria nazionale del partito, è entrata nella direzione nazionale del Pd. E subito è emersa come simbolo del rinnovamento generazionale dentro il partito.
Tuttavia, la scelta di Mia Diop come vicepresidente di Giani in Toscana non viene vista da tutti come un segnale forte di rinnovamento.
Alcuni, storcendo il naso, dicono che sia troppo amica di Elly Schlein per esserne premiato solo il merito.
È vero che Diop incarna la nuova generazione politica che la stessa Schlein rappresenta, un mix di freschezza, impegno e attivismo. Tuttavia, la sua nomina, in particolare dall’interno del Pd toscano, ha alimentato varie critiche.
Alcuni esponenti ritengono che la scelta risponda più a logiche di potere e spartizioni interne che a una reale valorizzazione delle competenze.
Diop, sostenuta con forza da Schlein, allora, sembra essere solo un tassello nella strategia della nuova leadership del Pd per resistere e imporsi sia in Toscana che a livello nazionale.
Soprattutto ora, quando sembra probabile un congresso anticipato e ci sarà da sfidare le reticenze delle vecchie correnti magari anche con un volto giovane e dinamico della politica regionale.
Come dire: Mia Diop non è solo un simbolo di rinnovamento anagrafico ma un elemento strategico nella partita politica che Schlein sta conducendo per rinnovare e consolidare il Pd. Una partita in cui la Toscana c'entra fino a un certo punto.
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