La sera di giovedì 30 ottobre si era calato dal muro di cinta alto circa dieci metri della struttura in cui era stato collocato a settembre, a Castelfranco Emilia (Modena), utilizzando una corda ricavata dall'unione di diversi fili elettrici. Poi di lui si erano inspiegabilmente perse le tracce.
Quasi due settimane di ricerche dopo, il 12 novembre, Elia Del Grande, 49 anni, condannato per aver sterminato la famiglia a fucilate - e ritenuto dai giudici ancora socialmente pericoloso -, è stato catturato. Si nascondeva nel Varesotto, dove il 7 gennaio 1998 si macchiò della cosiddetta "strage dei fornai".
Del Grande è stato rintracciato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese e del reparto operativo di Modena in un appartamento di sua proprietà situato sopra la vecchia panetteria di famiglia, a Cadrezzate. Luogo poco distante da quello in cui, ormai ventisette anni fa, uccise il padre Enea, la madre Alida Frosio e il fratello Enrico a colpi di arma da fuoco.
Era ricercato da tredici giorni, da quando cioè era evaso dalla "casa lavoro" di Castelfranco Emilia, dove era stato collocato dopo aver scontato 25 anni di reclusione (contro i 30 della condanna) e aver ottenuto la libertà vigilata. Nella struttura, destinata agli ex detenuti ritenuti ancora pericolosi, sarebbe dovuto rimanere fino alla primavera del 2026.
Il blitz è scattato nel tardo pomeriggio di ieri, 12 novembre. L'uomo - rincasato dopo una visita alla fidanzata - non avrebbe opposto resistenza e sarebbe stato portato in caserma e poi in carcere, in attesa della revoca della misura alternativa e del ritorno al regime di detenzione ordinario.
Secondo quanto ricostruito finora, Del Grande avrebbe trascorso la latitanza tra i comuni di Ternate, Travedona Monate e Cadrezzate: un'area ricca di boschi e canneti che conoscerebbe bene, avendoci vissuto.
Nel servizio di TG2000, le immagini della rocambolesca fuga di Del Grande, terminata ieri, 12 novembre 2025, a Cadrezzate.
Per sfuggire ai controlli, si sarebbe mosso soprattutto di notte, evitando telecamere e posti di blocco. A testimoniarlo, un video diffuso dai carabinieri in cui, a bordo di un pedalò, solca le acque del lago di Monate.
scriveva all'inizio di una lettera inviata qualche giorno fa alla redazione del quotidiano locale Varese News, lamentando - anche attraverso una telefonata a Le Iene - il fatto di aver avuto a che fare ogni giorno "con gente con serie patologie psichiatriche". Ora la svolta.
Ad allarme rientrato - la comunità locale era da giorni in pensiero, sapendolo in giro - gli inquirenti puntano a fare luce su eventuali favoreggiamenti esterni.
Dalle parole dei procuratori di Varese e Modena, Antonello Gustapane e Luca Masini, sembra infatti che Del Grande abbia potuto contare sull'aiuto di qualcuno.
Uno o più soggetti che gli avrebbero fornito cibo, indumenti o appoggio logistico nei giorni della fuga. Fuga terminata, alla fine, nel luogo più scontato: dove tutto era iniziato.
"Mi ha aiutato un tassista", avrebbe detto l'uomo agli inquirenti. Fondamentali, per arrivare a lui, segnalazioni e tracciamenti telefonici.
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