L’Unione europea si trova ad un punto critico nella sua politica di sostegno all’Ucraina. Il blocco deve decidere come garantire aiuti efficaci senza creare ulteriori fratture politiche. La posta in gioco non riguarda solo l’economia di Kiev ma anche la credibilità e l’unità dell’UE di fronte a una guerra che continua a destabilizzare la regione.
I paesi dell'Unione europea sono chiamati a fare una scelta su come finanziare l'Ucraina nel periodo 2026-2027. Il 13 novembre 2025, il blocco ha erogato 5,9 miliardi di euro in aiuti finanziari a Kiev, mentre sono in corso le discussioni per un finanziamento massiccio che possa corrispondere alle effettive esigenze della capitale ucraina.
Si tratta dell'utilizzo di beni russi congelati in Europa sotto forma di “prestito di riparazione”. L’ammontare coinvolto sarebbe di circa 140 miliardi di euro, depositati presso Euroclear in Belgio.
Al momento, il governo belga ha bloccato il piano di Bruxelles, citando preoccupazioni di natura legale e finanziaria. Il paese attende maggiori garanzie dai propri alleati, temendo di poter essere eventualmente lasciato da solo a rimborsare la Russia.
L’opzione preferita di Bruxelles è raggiungere un accordo sull’utilizzo dei beni russi congelati. Tuttavia, qualora non si trovasse un’intesa, le alternative sarebbero due: utilizzare i fondi del bilancio dell’UE per raccogliere denaro sui mercati dei capitali, oppure lasciare che gli stati membri raccolgano autonomamente il capitale necessario.
La presidente della Commissione europea ha illustrato il piano in un discorso del 13 novembre:
Le opzioni a disposizione dei paesi dell’Unione Europea per finanziare l’Ucraina sono tre ma soltanto una evita l’indebitamento.
La prima possibilità è sfruttare il margine di bilancio europeo per raccogliere fondi emettendo debito sui mercati dei capitali, cioè indebitandosi come blocco.
La seconda opzione prevede un accordo intergovernativo che lascia agli Stati membri il compito di raccogliere autonomamente il capitale necessario: anche in questo caso si tratta di nuovo indebitamento ma a livello nazionale.
I governi dell'Unione europea sono chiamati, quindi, a fare la scelta meno peggiore.
"È chiaro, faremo ciò che dobbiamo fare e copriremo il fabbisogno finanziario dell'Ucraina per i prossimi anni. Ora si discute sul come", ha affermato von der Leyen.
Si attende che i governi trovino un accordo nel vertice di dicembre. Nel frattempo, i paesi nordici avrebbero escluso l'ipotesi di un indebitamento congiunto, mentre Belgio, Slovacchia e Ungheria si oppongono all'utilizzo degli asset russi per un prestito all'Ucraina.
Mentre continuano le discussioni tra i paesi dell’UE, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, spinge sull’opzione dell’uso degli asset russi congelati. Secondo Zelensky, si tratta di una misura importante non solo come pressione economica ma anche come strumento per favorire la pace. Kiev utilizzerebbe questa cifra per acquistare sistemi di difesa aerea e missili.
Il Cremlino ha avvertito l’Europa che potrebbero esserci ripercussioni qualora continuasse quella che Mosca definisce l’appropriazione indebita dei suoi beni statali, minacciando in risposta di confiscare i beni stranieri presenti in Russia.
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