17 Nov, 2025 - 13:50

Caso Donato Monopoli, processo da rifare: le parole del papà in vista dell'Appello bis. "Vogliamo giustizia"

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Caso Donato Monopoli, processo da rifare: le parole del papà in vista dell'Appello bis. "Vogliamo giustizia"

Donato Monopoli viveva a Cerignola, in provincia di Foggia, aveva 26 anni e stava costruendo il proprio futuro. È morto il 5 maggio 2019, dopo sette mesi di coma. Era stato coinvolto in una rissa e picchiato con violenza all'esterno di una discoteca di Foggia il 6 ottobre 2018. Aveva riportato un grave trauma cranico: non si è mai ripreso.

I due imputati nel processo per omicidio volontario, Francesco Stallone e Michele Verderosa, erano stati condannati rispettivamente a 10 e 7 anni, con il reato derubricato a omicidio preterintenzionale.

A febbraio 2025 la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello, motivando la decisione con un "vuoto motivazionale" sulla valutazione dell'elemento soggettivo: ossia se gli imputati potessero prevedere che i pugni sferrati avrebbero causato la morte di Monopoli.

Infatti, secondo quanto sostenuto dalla difesa, tesi accolta dai giudici, Donato sarebbe morto per emorragia cerebrale causata dalla rottura di un aneurisma verosimilmente preesistente.

La Corte ha ordinato di celebrare un nuovo processo d'appello davanti a una sezione diversa della Corte d'Assise di Bari, che è fissato per il 24 novembre 2025. 

A distanza di sette anni dall'aggressione a Donato, la famiglia attende ancora giustizia, come racconta papà Giuseppe Monopoli a TAG24. 

Morte Donato Monopoli, papà Giuseppe: "Giustizia, non vendetta"

Giuseppe Monopoli parla di Donato con l'amore di un genitore costretto a fare i conti con una perdita immensa e ingiusta. 

In merito all'ipotesi dell'aneurisma congenito, spiega che suo figlio "stava bene. Giocava a pallone e praticava sport, quindi faceva controlli medici ogni anno e stava benissimo" spiega.

"Il problema è nato proprio quella notte, quando loro l'hanno aggredito nel locale perché stava difendendo un amico. È stato colpito alla tempia ed è caduto. Uno dei due si è seduto a cavalcioni su di lui, continuando a colpirlo. Donato è entrato in coma e non si è più svegliato".

La famiglia, sottolinea ancora, cerca giustizia, non vendetta per quello che è accaduto. "Nostro figlio non ritornerà più, però almeno loro pagheranno per quello che hanno fatto".

Il sostegno della comunità

Donato era un ragazzo conosciuto e benvoluto da tutti a Cerignola, sottolinea il papà. Era il figlio che tutti i genitori vorrebbero avere. 

Partendo dalla sua drammatica e dolorosa storia, la famiglia sta cercando di sensibilizzare i più giovani. "Abbiamo organizzato una fiaccolata e promosso incontri a scuola per far capire ai ragazzi che la violenza non è mai la risposta. Devono sapere che, se si alzano le mani, le conseguenze possono essere tragiche. È ciò che portiamo avanti in nome di Donato".

In questa battaglia, i genitori e i fratelli possono contare su tantissime persone che li seguono e li sostengono: la pagina Facebook "Giustizia per Donato" ha oltre 33mila follower.

"Loro ci danno la forza di andare avanti, perché tante volte abbiamo pensato di mollare: ascoltare ogni volta la storia dall'inizio in aula fa malissimo" spiega Giuseppe Monopoli.

L'appello: "Siamo stanchi, vogliamo solo che riposi in pace"

Tra una settimana ci sarà l'udienza del processo d'Appello bis per la morte di Donato. La famiglia chiede solo che si arrivi finalmente a una condanna.

"L'ergastolo lo stiamo scontando noi, come tante altre famiglie. Vogliamo solo i responsabili vengano condannati e che questo strazio finisca. Non sappiamo se tutto finirà il 24 novembre oppure se andremo di nuovo in Cassazione. Ogni volta che dobbiamo andare in aula, per noi è come se Donato venisse colpito ancora" spiega Giuseppe.

"Vogliamo che lui riposi in pace: dopo tutto questo tempo se lo merita. Siamo stanchi di continuare con il processo, tra l'altro con rito abbreviato: penso che sette anni siano abbastanza".

 

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