Antonio Di Pietro è uno deo testimonial del comitato per il sì al referendum sulla riforma Nordio.
L'ex pm di Mani Pulite è a favore della separazione delle carriere in magistratura.
Così, ha iniziato il tour della campagna elettorale referendaria nel nome del comitato "Sì separa" promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi.
Di Pietro, infatti, ha scelto di sostenere pubblicamente la riforma senza aderire a logiche di partito, rivendicando la propria posizione personale e storica sul tema.
Quando gli hanno fatto notare che con la riforma Nordio il pm avrà più poteri, Di Pietro ha risposto con un classico del suo repertorio lessicale:
che sta a significare "e allora? Cosa c'è di male?". Se il pm fa il suo lavoro con serietà e compostezza; se segue le regole della Costituzione, nessun cittadino onesto avrà da temere qualcosa.
Il comitato per il sì, in ogni caso, punta a raccogliere consensi per approvare il quesito referendario che promuove la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, principio che Di Pietro ha più volte sostenuto sin dai tempi della riforma del sistema inquisitorio e accusatorio negli anni '80.
L’ex pm di Mani Pulite ha sottolineato come questa riforma sia un passo fondamentale per garantire l’indipendenza effettiva del giudice, assicurando che i due ruoli non si condizionino a vicenda, aumentando così la terzietà della giustizia.
Di Pietro si è presentato come una voce autorevole e convinta, che sceglie di farsi portavoce di questa battaglia civile senza farsi strumentalizzare dai partiti politici.
Il suo coinvolgimento, evidentemente, mira a dare una spinta morale e simbolica al fronte del sì.
In questa prima fase di campagna referendaria, però, non mancano le polemiche.
Il fronte del no, guidato anche dall’Associazione Nazionale Magistrati ha criticato aspramente la riforma, accusandola di indebolire la magistratura e di favorire l’ingerenza politica.
Per di più, sul piano politico, la presenza di Di Pietro nel comitato per il sì ha suscitato qualche sorpresa viste le sue posizioni passate e il suo ruolo storico nelle battaglie giudiziarie.
Alcuni osservatori hanno sottolineato inoltre che, nonostante la volontà di evitare la politicizzazione, alcune forze politiche come Forza Italia hanno scelto di non sostenere ufficialmente il sì, favorendo un approccio più tattico sulla questione.
La campagna si preannuncia quindi accesa, con un confronto duro tra sostenitori e oppositori. E la figura di Di Pietro rappresenterà un punto di riferimento per chi crede nella riforma come strumento per una giustizia più trasparente e indipendente.
La posta in gioco con il referendum, del resto, è alta, soprattutto alla luce delle difficoltà di riforma che la magistratura italiana ha incontrato negli ultimi anni.
Di Pietro, con la sua esperienza e autorevolezza, si pone come testimonial chiave di un fronte comunque molto dibattuto nel Paese.
La sua campagna per il sì vuole superare le divisioni politiche e porre l’accento sulla necessità di una riforma che, a suo avviso, è fondamentale per la credibilità della giustizia italiana.
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