Reclutavano giovani donne dalla Romania con il metodo "lover boy" e poi, una volta arrivate in Italia, le costringevano a prostituirsi, rovinando loro la vita.
Un’importante operazione congiunta tra la Polizia di Stato italiana e le autorità romene, supportata da Europol, Eurojust e la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) italiana, ha permesso di smantellare una potente organizzazione criminale transnazionale dedita alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione e al riciclaggio di denaro.
Ventuno persone sono state fermate.
L’indagine, avviata a seguito dell’arresto di un cittadino romeno ricercato per associazione a delinquere e tratta di persone, ha rivelato un sistema ben organizzato, strutturato in due nuclei familiari, che reclutava giovani donne dalla Romania con il metodo del cosiddetto "lover boy".
I membri del gruppo, infatti, instauravano relazioni sentimentali ingannevoli, promettendo alle vittime una vita migliore in Italia, per poi costringerle alla prostituzione una volta arrivate nel territorio romano. Le donne venivano isolate dagli affetti e monitorate continuamente da falsi fidanzati, con un rigido controllo su orari, abbigliamento e tariffe imposte.
Le ragazze venivano obbligate a prostituirsi in varie zone della Capitale, come Quarticciolo, via Salaria, viale Togliatti.
Un episodio ritenuto emblematico risale a marzo 2025, quando tre membri dell’organizzazione hanno aggredito due uomini che avevano importunato le donne “affidate” al gruppo, dimostrando la natura violenta e lo stretto controllo esercitato dalla banda.
Per il trasporto delle donne e delle somme di denaro venivano impiegati mezzi dotati di targhe romene. I soldi ricavati venivano nascosti in spedizioni effettuate tramite un corriere compiacente, titolare di un’agenzia di trasporti tra Italia e Romania.
I proventi, stimati in circa 1,7 milioni di euro, venivano reinvestiti in immobili, terreni e auto di lusso, creando una rete sofisticata di riciclaggio.
L’operazione ha inoltre portato al sequestro di armi da fuoco detenute illegalmente dai membri della banda, segno della loro pericolosità.
Il fermo delle ventuno persone coinvolte rappresenta un colpo significativo alla tratta di persone in Europa, un fenomeno ancora molto diffuso ma che viene contrastato grazie alla collaborazione internazionale tra forze di polizia e autorità giudiziarie.
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