E insomma: la parafrasi è d'obbligo: "Non c'è più del marcio in Danimarca", per dirla (quasi) alla Shakespeare. Copenaghen, l'ultimo fortino socialdemocratico, è andata in mano alla sinistra radicale.
L'effetto Mamdani, quindi, continua. Dopo New York, anche un'altra capitale viene conquistata dalle formazioni rosse. E anche in quest'occasione ad esultare di più sono i rappresentanti della sinistra nostrana.
Sui social, i rappresentanti della sinistra radicale italiana subito si sono uniti ai colleghi danesi. Come se anche loro fossero scesi in campo nell'ultima campagna elettorale nella città della Sirenetta.
Uno su tutti: la bersaniana doc Chiara Geloni.
Su Facebook ha fatto capire che la vittoria nella terra di Amleto se l'aspettava.
Anche perché, come anche da giudizio di Repubblica, la sinistra socialdemocratica, nei suoi anni di governo, non avrebbe fatto abbastanza la sinistra: troppo morbida!
Per il municipio di Copenaghen servivano i duri e puri.
Comunque sia, questo 19 novembre sarà ricordato: per la prima volta in 122 anni, i riformisti hanno perso la guida della capitale danese.
La lista rossa-verde, in particolare la Lista dell’Unità (Enhedslisten), ha ottenuto il 22,1% dei voti. Il Partito Popolare Socialista ha ottenuto il 17,9% dei voti. I socialdemocratici che si sono fermati al 12,7%.
Questo risultato segna la fine di un’era per i socialdemocratici, che avevano governato Copenaghen dal 1938.
Il nuovo sindaco sarà Sisse Marie Welling, 39 anni, esponente dei socialisti popolari, segnando un importante cambiamento nella gestione amministrativa della città.
"L'affermazione della sinistra radicale - si fa sapere dalla capitale danese - riflette una forte spinta su temi quali l’ambiente, il diritto alla casa e le politiche sociali, con Enhedslisten che ha assunto un ruolo influente dettando l’agenda politica su questioni chiave come il tetto degli affitti e la regolamentazione delle nuove costruzioni abitative, con particolare attenzione all’accessibilità delle abitazioni".
Se non è modello-Mamdani questo...
Le reazioni politiche a questa storica sconfitta dei socialdemocratici sono state immediate e significative. La candidata socialdemocratica Pernille Rosenkrantz-Theil ha ammesso la sconfitta con una dichiarazione chiara: "Abbiamo perso".
Questo segna non solo un colpo per la capitale, ma anche un segnale di criticità per il partito a livello nazionale, dove si è assistito a uno spostamento verso politiche più dure sull’immigrazione sotto la leadership di Mette Fredriksen che potrebbe avere influenzato negativamente il consenso nella capitale.
Da parte della Lista dell’Unità e dei socialisti popolari, la vittoria è stata interpretata come la vittoria di una sinistra più radicale e ambientalista, pronta a esercitare concrete politiche di cambiamento nelle tematiche urbanistiche e sociali.
La formazione ha sottolineato come l’esito elettorale rappresenti il desiderio di molti cittadini, soprattutto giovani, di vivere in una città più inclusiva, sostenibile e socialmente equa, contrapponendosi ai progetti di edilizia privata a prezzi elevati e alle politiche di controllo degli affitti.
E comunque: questo voto non solo capovolge un secolo di predominio politico dei socialdemocratici a Copenaghen ma propone un nuovo modello di sinistra centrato su ambiente e giustizia sociale, con impatti che potrebbero riverberarsi nelle prossime elezioni nazionali danesi.
In Italia, per questo c'è già chi stappa bottiglie di champagne. No, in Danimarca, non c'è più del marcio.
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