Andrea Sempio racconta la sua verità. E lo fa mettendoci la faccia da Bruno Vespa, ospite prima di 'Cinque minuti', dopo il Tg1, e poi a 'Porta a Porta', nella tarda serata di ieri, 19 novembre 2025.
Dallo scorso marzo è iscritto nel registro degli indagati per il delitto di Chiara Poggi, avvenuto 18 anni fa a Garlasco, in provincia di Pavia. "Un po’ sì, non posso negarlo" risponde al giornalista che gli chiede se si senta perseguitato.
Durante le interviste il 37enne— storico amico di Marco Poggi, fratello della vittima — ha parlato anche del famoso "scontrino" di Vigevano, del presunto episodio di corruzione in cui il padre Giuseppe risulta indagato, ma anche dell'impronta 33. "Ho molti dubbi che sia attribuibile a me" afferma.
Il colpevole dell'omicidio, sottolinea, è Alberto Stasi.
Andrea Sempio parla con Bruno Vespa dell'indagine a suo carico, confermando di sentirsi perseguitato.
racconta.
Chiara Poggi è stata uccisa da Alberto Stasi, come confermato "da anni di processi e dalle sentenze", per cui non ha motivo di "pensare il contrario".
Garlasco: a “Cinque minuti” parla Andrea Sempio: “L’assasino è Alberto Stasi” #garlasco #farwest #albertostasi #AndreaSempio pic.twitter.com/Mm4Y1gGobt
— Salvo Sottile (@salvosottile) November 19, 2025
Giuseppe Sempio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia per la presunta corruzione al pm Mario Venditti, che archiviò l'inchiesta sul figlio nel 2017.
Alla domanda di Bruno Vespa sul famoso foglio su cui il padre scrisse 'Venditti gip archivia x 20-30 euro', Andrea Sempio spiega che era semplicemente un appunto su quanto costasse ritirare le carte dell'archiviazione.
aggiunge.
Ospite a 'Porta a Porta', il 37enne indagato parla anche del DNA, ritrovato sulla scena del crimine, e dell'attesa per l'esito dell'incidente probatorio sulle tracce genetiche sulle unghie di Chiara Poggi.
Sempio si guarda indietro e afferma che, anche prendendo le consulenze contro di lui, cioè quella Linarello (fatta dalla difesa Stasi) e quella della procura di Pavia, non si arriva mai a dire con certezza che lì c’è il suo DNA.
L’unico punto su cui sono tutte concordi è che c’è "una qualche traccia parziale che non si riproduce mai nelle repliche", quindi non ha i criteri per essere attendibile,
Sempio sottolinea inoltre che, al termine dell’incidente probatorio, si arriverà sempre a una conclusione, ossia che si tratti di una traccia "non precisa" e che in una "via astratta" potrebbe essere ricondotta a lui.

L'indagato per il delitto di Chiara Poggi si esprime anche sulla cosiddetta "impronta 33", trovata sul muro delle scale della villetta dei Poggi, affermando di avere forti dubbi sia attribuibile a lui. Ma anche se fosse sua, non trattandosi di una traccia insanguinata, non se ne stupirebbe: non andava spesso nella cantina dell'abitazione, ma pensa di esserci stato 3 o 4 volte.
Nel corso dell’intervista a ‘Porta a Porta’, Sempio si sofferma su altri punti chiave dell’inchiesta, come le telefonate ritenute sospette dai magistrati di Pavia, fatte una settimana prima del delitto sul numero fisso di casa dei Poggi.
Quanto allo scontrino ‘alibi’ di Vigevano, ribadisce di non essere stato l'unico ad aver portato qualcosa: altri hanno mostrato passaporto, movimenti del bancomat, timbrature del lavoro.
Rispetto a tutta la pressione di questi mesi, si mostra sereno, dichiarando di sognare l'oblio e di tornare alla normalità, per quanto possibile. E lancia una frecciatina ai media:
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