20 Nov, 2025 - 08:54

Garlasco, Andrea Sempio: “Io perseguitato, vivo ai domiciliari. Ho molti dubbi che l’impronta 33 sia mia”

Garlasco, Andrea Sempio: “Io perseguitato, vivo ai domiciliari. Ho molti dubbi che l’impronta 33 sia mia”

Andrea Sempio racconta la sua verità. E lo fa mettendoci la faccia da Bruno Vespa, ospite prima di 'Cinque minuti', dopo il Tg1, e poi a 'Porta a Porta', nella tarda serata di ieri, 19 novembre 2025.

Dallo scorso marzo è iscritto nel registro degli indagati per il delitto di Chiara Poggi, avvenuto 18 anni fa a Garlasco, in provincia di Pavia. "Un po’ sì, non posso negarlo" risponde al giornalista che gli chiede se si senta perseguitato.

Durante le interviste il 37enne— storico amico di Marco Poggi, fratello della vittima — ha parlato anche del famoso "scontrino" di Vigevano, del presunto episodio di corruzione in cui il padre Giuseppe risulta indagato, ma anche dell'impronta 33. "Ho molti dubbi che sia attribuibile a me" afferma.

Il colpevole dell'omicidio, sottolinea, è Alberto Stasi.

Delitto di Garlasco, le verità di Andrea Sempio, ospite di Bruno Vespa: "Al momento non ho una vita"

Andrea Sempio parla con Bruno Vespa dell'indagine a suo carico, confermando di sentirsi perseguitato.

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È una cosa che periodicamente ricapita, ci ricadi dentro, un certo accanimento c’è, spero in buona fede. Io al momento non ho una vita, sono tornato a vivere nella cameretta in cui stavo una volta e a quasi 40 anni sono chiuso lì, non posso fare niente, è come essere ai domiciliari

racconta.

Chiara Poggi è stata uccisa da Alberto Stasi, come confermato "da anni di processi e dalle sentenze", per cui non ha motivo di "pensare il contrario".

 


Il "pizzino" e l'indagine per corruzione

Giuseppe Sempio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia per la presunta corruzione al pm Mario Venditti, che archiviò l'inchiesta sul figlio nel 2017.

Alla domanda di Bruno Vespa sul famoso foglio su cui il padre scrisse 'Venditti gip archivia x 20-30 euro', Andrea Sempio spiega che era semplicemente un appunto su quanto costasse ritirare le carte dell'archiviazione.

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Anche perché, cosa che non è passata sui media, in casa mia hanno trovato un appunto dove mio padre si era segnato tutte le spese 'serie', che erano espresse in migliaia di euro

aggiunge.

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Ciò che è stato speso ai tempi, mio padre ha segnato tutto, un altro appunto con tutte le spese c’è, non è ancora uscito sui giornali, non gli è stato dato peso ma è stato trovato. È un appunto dove mio padre ha messo le spese degli avvocati e del consulente.

Sempio sul DNA: "Non è stato trovato un profilo completo"

Ospite a 'Porta a Porta', il 37enne indagato parla anche del DNA, ritrovato sulla scena del crimine, e dell'attesa per l'esito dell'incidente probatorio sulle tracce genetiche sulle unghie di Chiara Poggi. 

Sempio si guarda indietro e afferma che, anche prendendo le consulenze contro di lui, cioè quella Linarello (fatta dalla difesa Stasi) e quella della procura di Pavia, non si arriva mai a dire con certezza che lì c’è il suo DNA.

L’unico punto su cui sono tutte concordi è che c’è "una qualche traccia parziale che non si riproduce mai nelle repliche", quindi non ha i criteri per essere attendibile,

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e che forse alcuni punti di una parte di quello potrebbero essere o di Andrea Sempio, o dei familiari o di una persona che condivide lo stesso aplotipo non presente nei loro database. Quindi anche le consulenze più ‘cattive’ contro di me non arrivano mai a poter puntare davvero il dito contro di me. Se fosse stata una traccia durante un’aggressione non ci sarebbe stato questo aspetto che ‘forse si legge, forse non si legge, forse è parziale’: ci sarebbe una traccia netta.

Sempio sottolinea inoltre che, al termine dell’incidente probatorio, si arriverà sempre a una conclusione, ossia che si tratti di una traccia "non precisa" e che in una "via astratta" potrebbe essere ricondotta a lui. 

L'impronta 33? "Dubbi che sia attribuibile a me"

L'indagato per il delitto di Chiara Poggi si esprime anche sulla cosiddetta "impronta 33", trovata sul muro delle scale della villetta dei Poggi, affermando di avere forti dubbi sia attribuibile a lui. Ma anche se fosse sua, non trattandosi di una traccia insanguinata, non se ne stupirebbe: non andava spesso nella cantina dell'abitazione, ma pensa di esserci stato 3 o 4 volte.

Nel corso dell’intervista a ‘Porta a Porta’, Sempio si sofferma su altri punti chiave dell’inchiesta, come le telefonate ritenute sospette dai magistrati di Pavia, fatte una settimana prima del delitto sul numero fisso di casa dei Poggi.

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Quella che dura due secondi è un errore. Nella seconda volevo sapere se c'era Marco Poggi e mi viene detto di no. Ho riprovato poi a contattare Marco e non sono riuscito. A quel punto, il giorno dopo, ho chiamato consapevolmente casa Poggi e chiesto quando sarebbe tornato. Da lì in poi non ho chiamato più. Quello che ho fatto io l'ha fatto anche un amico di Giuseppe Poggi.

Quanto allo scontrino ‘alibi’ di Vigevano, ribadisce  di non essere stato l'unico ad aver portato qualcosa: altri hanno mostrato passaporto, movimenti del bancomat, timbrature del lavoro.

Rispetto a tutta la pressione di questi mesi, si mostra sereno, dichiarando di sognare l'oblio e di tornare alla normalità, per quanto possibile. E lancia una frecciatina ai media:

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Finché si tratta di lanciare suggestioni o buttare fango, la macchina dei media si impegna parecchio. Se non fosse per l'assalto dei media, io non ho paura, non mi vergogno di girare per strada. È un peso avere gli occhi addosso, ma non ho nulla per cui io mi debba nascondere. 
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