Il caso Garofani continua ad animare il dibattito politico e mediatico italiano, nonostante i tentativi di stemperare le tensioni.
Il “Garofani-gate” è esploso dopo la pubblicazione di alcuni articoli de "La Verità", che hanno rilanciato l’ipotesi di un presunto piano orchestrato dal Quirinale per ostacolare il governo guidato da Giorgia Meloni.
Alla base della polemica, un audio che sarebbe stato registrato a una cena conviviale durante la quale Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente Sergio Mattarella, ha espresso opinioni critiche sull’attuale scenario politico e in particolare sul ruolo del Partito Democratico.
Dal fronte di Fratelli d’Italia è arrivata una nota dei capigruppo Lucio Malan e Galeazzo Bignami indirizzata al Quirinale per cercare di gettare acqua sul fuoco, ma i dubbi restano intatti.
La questione chiave riguarda proprio la presunta registrazione: la sua esistenza non è mai stata confermata ufficialmente.
Il condirettore de "La Verità", Massimo De Manzoni, si è limitato a dichiarare che “potrebbe esserci una registrazione”, mentre Martino Cervo, vice di Belpietro, ospite a SkyTg24, ha precisato di non poter né confermare né smentire, sottolineando che data la natura privata delle frasi e il contesto potrebbe esistere, ma lui non l’ha ascoltata né ha prove concrete della sua diffusione.
Con il passare delle ore, l’ipotesi dell’esistenza dell'audio si affievolisce: se ci fosse realmente, perché non renderlo pubblico e chiudere una volta per tutte la vicenda?
Per questo, si fa strada l’idea che la minaccia dell’audio sia stata utilizzata allora solo come uno strumento di pressione psicologica verso Garofani, condizionandolo a non smentire apertamente gli articoli, ma contemporaneamente senza poter confermare le accuse.
Dal punto di vista di Garofani, il contesto appare chiaro: una cena tra amici, osservazioni politiche informali sullo stato del Partito Democratico, senza alcuna consapevolezza di aver pronunciato una vera e propria “trama” contro il governo.
Ma, intervistato dal Corriere della Sera, Garofani, pur smentedo qualsiasi complotto o piano articolato proveniente dal Colle contro Meloni, ha ammesso di aver partecipato alla discussione politica e di aver espresso opinioni critiche sulla capacità del Pd di costruire un’alternativa efficace all'attuale governo.
Nonostante questa smentita, la stampa e gli ambienti politici hanno continuato ad alimentare speculazioni, spingendosi su scenari di fantapolitica che vanno ben oltre le dichiarazioni ufficiali.
È un caso, dunque, quello di Garofani, che appare tutt’altro che chiuso e che segna una nuova tappa di un rapporto difficile: quello tra Palazzo Chigi e il Quirinale.
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