21 Nov, 2025 - 09:45

Referendum Giustizia 2026: quando si voterà? Le ipotesi sulla data tra febbraio e marzo 

Referendum Giustizia 2026: quando si voterà? Le ipotesi sulla data tra febbraio e marzo 

È ufficialmente partito il conto alla rovescia per la fissazione della data del Referendum sulla Riforma della Giustizia.

In questi giorni la Corte di Cassazione ha giudicato ammissibili le richieste di maggioranza e opposizione la consultazione costituzionale sulla riforma Nordio, che prevede anche la separazione delle carriere in magistratura e il sorteggio dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. 

Non è stato ancora deciso quando il tema sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri, ma tutto nel tam tam all'interno della maggioranza farebbe pensare a un’accelerazione dei tempi.

Il referendum sarà indetto con decreto del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, entro sessanta giorni dalla comunicazione dell’ordinanza e fissato in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all’emanazione del decreto di indizione. 

Considerando gli impegni parlamentari fino a fine anno con la Legge di Bilancio, è probabile che la prima riunione del Consiglio dei ministri del 2026 possa affrontare la questione, aprendo la strada a un voto da tenersi anche nell’ultima settimana di febbraio.

Referendum giustizia: tutte le finestre utili tra febbraio e marzo 2026 

Calendario alla mano, l'ipotesi più concreta è che la consultazione referendaria si svolga nella prima parte del 2026, in particolare entro fine febbraio o marzo. 

Al momento i partiti hanno fatto un passo di lato, lasciando la parola ai Comitati, ma la battaglia è destinata a diventare politica e molto accesa tra centrodestra e centrosinistra. Il confronto pubblico è già iniziato con dibattiti televisivi e da mesi lo scontro in Parlamento è ai massimi storici.

La kermesse di Fdi Atreju, che si terrà a Roma dal 6 al 14 dicembre, sarà luogo chiave per la discussione. mentre Forza Italia lancerà iniziative nazionali sotto lo slogan 'La giustizia negata', richiamando anche il ricordo di Silvio Berlusconi e di quel 22 novembre 1994 quando ricevette l’invito a comparire nei giorni della conferenza internazionale sulla criminalità organizzata a Napoli.

Il clima politico resta acceso e il dibattito quotidiano è alimentato quotidianamente dai botta e risposta tra politica e magistratura e tra maggioranza e opposizione.  

Verso la scelta della data: le mosse del governo e le strategie politiche in campo 

Il governo sembra orientato a una certa accelerazione per fissare la data del referendum il prima possibile nel 2026, compatibilmente con i lavori parlamentari in corso.

Si ipotizza un Consiglio dei ministri a inizio 2026 che deliberi l’indizione della consultazione referendaria.
A livello politico il centrodestra e il centrosinistra mantengono un atteggiamento di attesa, lasciando spazio ai Comitati referendari, ma la posta in gioco è alta.

Forza Italia, con il leader Antonio Tajani impegnato a Napoli e la mobilitazione nazionale, mostra una strategia di pressione mediatica e simbolica, collegata a un ricordo storico di Berlusconi come simbolo della battaglia sulla giustizia.

L’attenzione del governo è anche rivolta a comunicare numeri che sostengano la necessità di una riforma. Questa narrativa sarà centrale nella comunicazione istituzionale per giustificare la consultazione.

In definitiva, la fissazione della data del referendum si configura come il primo atto di una partita politica che promette grande confronto nei mesi a venire, tra aspetti giuridici, simbolici e di comunicazione politica.

Quando si voterà davvero? Le finestre più probabili

In conclusione, in attesa della deliberazione ufficiale del Consiglio dei ministri, tutte le indicazioni convergono verso un referendum che si terrà nella prima parte del 2026, molto probabilmente tra la fine di febbraio e le prime settimane di marzo.

Il calendario istituzionale, la finestra temporale prevista dalla legge e la necessità di incastrare la decisione con la Legge di Bilancio rendono infatti poco praticabile una decisione entro il 2025.

Con ogni probabilità sarà dunque la prima riunione del governo del nuovo anno a far scattare il decreto di indizione, aprendo la strada a un voto collocato fra il 23 febbraio e il 15 marzo 2026, le date che oggi appaiono più realistiche.

 

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