Dopo mesi di apparente disinteresse della comunità internazionale verso la guerra civile in Sudan, l’attenzione mondiale torna su uno dei conflitti più atroci.
Il presidente Donald Trump ha annunciato un deciso cambio di rotta nella sua agenda di politica estera: gli Stati Uniti si impegneranno ora per porre fine alla guerra che da mesi sta devastando il paese africano. Questa svolta sarebbe arrivata su richiesta di Mohammed bin Salman, il principe ereditario saudita, durante incontri diplomatici avvenuti a Washington.
Il conflitto in Sudan vede contrapposte le Forze Armate sudanesi al potente gruppo paramilitare delle Rapid Support Forces (RSF). Queste milizie, accusate di gravi atrocità, sono al centro delle tensioni che hanno causato una crisi umanitaria di proporzioni drammatiche.
In occasione dell’US-Saudi Investment Forum a Washington, il 19 novembre 2025, il presidente americano ha reso noto come Mohammed bin Salman lo abbia esortato a intervenire per salvare il paese dal caos:
"Sua Maestà vorrebbe che facessi qualcosa di molto potente che abbia a che fare con il Sudan", ha detto Trump.
Il leader americano ha affermato che non pianificava di essere coinvolto nella crisi sudanese. Tuttavia, ha dimostrato apertura a intervenire. Attraverso un post su Truth Social, Trump ha denunciato la gravità della crisi:
Trump ha anche indicato l’intenzione di coordinarsi con partner regionali come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto per una soluzione condivisa.
La decisione di Trump ha suscitato la rabbia della sua base MAGA, che sollecita una politica estera meno interventista e un’agenda più rivolta alle questioni interne.
Accanto all’attivismo americano, anche l’Unione Europea ha deciso di intervenire per la prima volta direttamente nelle dinamiche del conflitto sudanese.
L’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha annunciato l’adozione del primo pacchetto di sanzioni contro i leader delle milizie, in particolare Abdelrahim Hamdan Dagalo, numero due della RSF, e il generale Mohamed Hamdan Dagalo.
"Per la prima volta, sanzioni anche ai sudanesi, per fare pressione su coloro che commettono atrocità in Sudan", ha dichiarato Kallas sottolineando l’importanza di una risposta internazionale comune.
La Commissione Europea si è inoltre unita ad una dichiarazione congiunta firmata da diversi paesi occidentali ed europei, così da rafforzare la pressione diplomatica sui gruppi armati e spingere per una risoluzione pacifica del conflitto.
La guerra civile in Sudan è scoppiata nel 2023, causando una crisi senza precedenti. Con centinaia di migliaia di morti e oltre 12 milioni di sfollati interni ed esterni, il conflitto rappresenta oggi forse la crisi umanitaria più grave al mondo.
L’iniziativa della comunità internazionale segna quindi un passo importante nella gestione di questa emergenza, ma le sfide rimangono enormi: oltre alle tensioni interne, si sommano le diverse pressioni di attori regionali con interessi spesso contrapposti.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *