La prima giornata di voto per le elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia è stata segnata da un’affluenza particolarmente bassa, stimolando timori su un’erosione della partecipazione democratica.
Alle 23 di domenica 23 novembre 2025, il dato nazionale fornito dal Viminale registrava un’affluenza del 31,96%, in netto calo rispetto al 41,53% rilevato alla stessa ora nelle elezioni regionali del 2020.
Nonostante questo avvio debole, si nutrono speranze che la seconda giornata di voto – lunedì 24 novembre, con i seggi aperti fino alle 15 – possa ridurre il divario, richiamando più elettori alle urne. Il dieci percento in meno di affluenza è un dato su cui la politica deve cominciare seriamente a riflettere.
Vediamo come è andata nelle ultime tre regioni al voto. In Campania, l’affluenza alle 23 della prima giornata ha raggiunto il 32,07% degli aventi diritto, rispetto al 38,91% registrato nel 2020.
Il calo è evidente e uniforme, ma si nota una certa variabilità tra le province: il dato più basso arriva da Benevento, con il 28,93%, un decremento rilevante rispetto a cinque anni fa. Al contrario, Caserta fa registrare il dato più alto fra le province campane, con il 34,09%, anche se comunque inferiore al confronto storico.
In Veneto la flessione è particolarmente drastica: l’affluenza domenica alle 23 si ferma al 33,88%, contro il 46,13% registrato alle elezioni del 2020, una perdita di circa 12 punti percentuali.
Tra le province, c’è un’ampia disparità: Belluno è quella con il dato più basso (25,96%), mentre Padova ha la maggiore partecipazione, con il 37,67%. Questo calo marcato in una regione storicamente molto attiva al voto evidenzia una crescente disaffezione tra gli elettori.
La Puglia si conferma la regione con l’affluenza più contenuta: alle 23 la percentuale si aggira intorno al 29,45%, molto lontana dal 39,88% del 2020.
Anche qui la differenza provinciale è significativa: Foggia registra il dato più basso con il 26,17%, mentre Lecce è la provincia che ha votato di più, con il 32,15%.
Con il voto in Campania, Puglia e Veneto, si chiude la tornata delle elezioni regionali 2025 iniziata a settembre – prima Marche e Valle d’Aosta, poi Calabria e Toscana. È stata una campagna elettorale protratta per mesi e caratterizzata da un segnale comune: un preoccupante calo della partecipazione in tutte le regioni al voto.
Alcuni dati definitivi di affluenza delle precedenti tornate regionali danno un’idea più ampia del fenomeno. Ad esempio, nelle Marche, che hanno votato il 28–29 settembre, l’affluenza definitiva è stata del 50,01%, rispetto al 59,75% della tornata precedente.
In Calabria, dove si è votato il 5 ottobre 2025, l’affluenza definitiva è stata del 43,15%, secondo i dati del Ministero dell’Interno. Anche in Toscana, votata il 12–13 ottobre, le percentuali preliminari parlavano già di una forte discesa, con dati ben sotto quelli delle elezioni precedenti.
Questa tendenza generalizzata all’astensionismo rappresenta un vero allarme democratico: se una parte sempre maggiore di cittadini rinuncia a esprimersi alle urne, si mette in discussione la legittimità delle istituzioni regionali e il senso stesso della rappresentanza.
Una democrazia sana ha bisogno di cittadini coinvolti: il calo dell’affluenza non è solo un dato tecnico, ma un vivo campanello d’allarme sulle condizioni del nostro sistema politico e sulla fiducia nelle sue istituzioni.
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