Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un momento di riflessione e mobilitazione globale per denunciare un fenomeno che, in Italia, resta un'emergenza pressante e inarrestabile.
Nonostante leggi specifiche e misure di contrasto adottate negli ultimi anni, i dati sui femminicidi nel nostro Paese mostrano come la violenza di genere continui a mietere vittime, segno che le misure ancora non sono sufficienti per arginare questo grave problema sociale.
Ecco perché il Parlamento ha deciso di introdurre nell’ordinamento giuridico italiano il nuovo reato di femminicidio.
Il disegno di legge è già stato approvato in Senato e proprio oggi – data non casuale – approda a Montecitorio per il via libera definitivo.
I dati intanto raccontano di un’emergenza drammatica e sfuggente. Drammatica perché si parla di quasi cento femminicidi ogni anno. Sfuggente perché la violenza sulle donne si manifesta in tante forme, molte delle quali silenziose, subdole, capaci di restare per anni sullo sfondo, mimetizzarsi tra comportamenti accettati e tollerati.
Non a caso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha sottolineato come la violenza di genere non si limiti agli omicidi, ma coinvolga anche violenze fisiche, psicologiche e sessuali che spesso precedono e anticipano il femminicidio.
Secondo gli ultimi dati disponibili aggiornati al 2025, gli omicidi di donne in Italia si mantengono purtroppo stabili nel tempo con una media di un femminicidio ogni due giorni.
Nel 2024 si sono registrati 95 casi di femminicidio, confermando una media molto alta e purtroppo costante nel tempo, con oltre 1000 donne uccise dal partner o ex partner negli ultimi dieci anni, in media circa 100 all’anno.
Secondo l’Osservatorio nazionale "Non Una Di Meno", nel 2025 al momento sono stati monitorati 77 casi di femminicidio, con una distribuzione territoriale che vede Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Toscana e Lazio come le regioni più colpite, coprendo circa il 65% dei casi.
I dati del Ministero dell’Interno e dell’Istat confermano che la maggior parte delle donne uccise muore in ambito familiare o affettivo, spesso per mano di partner o ex partner, anche se si evidenzia un lieve calo di omicidi complessivi e di femminicidi nell’ultimo trimestre 2025, con le vittime femminili che passano da 91 a 73, e gli omicidi in ambito familiare da 122 a 98.
Va però sottolineato che in Italia non esiste ancora un registro ufficiale e pubblico dei femminicidi, e i dati disponibili arrivano da fonti multiple, che talvolta non coincidono completamente o sono aggiornati con ritardi.
L’emergenza è tuttavia un’emergenza globale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Onu, pubblicato in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, lo scorso anno nel mondo è stata uccisa una donna ogni 10 minuti dal partner, da un ex o da un parente.
Un ulteriore prova, se ancora ce ne fosse bisogno, che la violenza sulle donne nasce, si nutre ed esplode tra le mura domestiche.
Il rapporto rileva che il 60 percento delle donne uccise nel mondo è stato vittima di partner o parenti come padri, zii, madri e fratelli. Per confronto, solo l'11 percento delle vittime maschili di omicidio è stato ucciso da qualcuno di intimo. La cifra di 50.000 — basata su dati di 117 paesi — si suddivide in 137 donne al giorno, ovvero circa una donna ogni 10 minuti, secondo il rapporto.
Il totale è leggermente inferiore a quello riportato nel 2023, anche se non indica una reale diminuzione, spiegano gli estensori del report, poiché deriva in gran parte dalle differenze nella disponibilità dei dati da paese a paese. Nessuna regione del mondo è rimasta immune da casi di femminicidio, ma l'Africa ha nuovamente registrato il numero più alto lo scorso anno, con circa 22.000 vittime.
Questi numeri evidenziano ancora un’emergenza sociale grave, che stimola misure legislative come il recente disegno di legge sul femminicidio, approvato dal Senato nel 2025 e un crescente impegno delle istituzioni per combattere la violenza di genere e tutelare le vittime
Nelle prossime ore anche la Camera dei Deputati voterà i via libero definitivo introducendo nel codice penale un nuovo articolo, il 577-bis, che qualifica il femminicidio come reato autonomo e ne stabilisce la pena dell'ergastolo.
La violenza sulle donne è un atto contro la libertà. Di tutti.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) November 25, 2025
Un fenomeno intollerabile, che continua a colpire e che va combattuto senza sosta.
In questi anni, abbiamo varato leggi molto significative, inasprito le pene e rafforzato gli strumenti a disposizione, come il… pic.twitter.com/uBmubeYXLh
Il reato di femminicidio entrerà in vigore dopo la pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo la nuova normativa il femminicidio si configura come l'uccisione di una donna commessa "con atti di discriminazione, di odio o di prevaricazione, ovvero mediante atti di controllo, possesso o dominio verso la vittima in quanto donna".
Inoltre, il delitto si configura anche quando l’omicidio deriva dal rifiuto della donna di mantenere o instaurare relazioni affettive o come atto restrittivo delle sue libertà individuali. Il disegno di legge include anche una serie di circostanze aggravanti per altri tipi di reati contro le donne, in particolare quelli previsti dal "Codice Rosso", quando commessi con modalità simili a quelle del femminicidio.
Vengono apportate modifiche rilevanti anche al codice di procedura penale, con rafforzamento delle misure cautelari e degli obblighi di comunicazione alle vittime.
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